I disturbi alimentari

© Foto Victoria Shes su Unsplash
I disturbi alimentari sappiamo bene sono un grande cruccio per moltissime persone e relative famiglie oltre che un problema "sociale".

Disturbi alimentari o disturbi del comportamento alimentare sono termini che raggruppano modalità diversissime di approccio al cibo, al mangiare. La più conosciuta (e pericolosa dal punto di vista clinico) è l'anoressia di cui si parla da molti anni. Inizialmente appannaggio (!) delle ragazze, adolescenti o giovani donne, ma sempre più connotato anche al maschile. Non solo, si sta sia abbassando che innalzando l'età delle persone sofferenti: non è raro osservare bambini che hanno marcate "difficolta" con il cibo come persone "ben mature". 

Poi si è aggiunta la bulimia o l'alternanza tra periodi di restrizione di cibo con momenti di cedimento con le abbuffate seguite (non sempre) dal vomito autoindotto per "regolare" il peso in eccesso.

Il tutto nel paradosso che nelle "società occidentali" si trova di tutto, dal cibo spazzatura (no comment) agli alimenti più raffinati e sani. 

Va da se che per molti anni solo i medici si sono occupati dei disturbi alimentari, con la ferma convinzione che tale sofferenza andasse curata sul piano alimentare con indicazioni, suggerimenti, "messe a punto" caloriche per far tornare la persona ad un peso adeguato e che la mettesse fuori pericolo. Gli scarsi risultati hanno convinto i medici a "copiare" il dispositivo di cura sulla falsariga delle comunità terapeutiche per i tossicodipendenti. Centri o cliniche ove erano "rinchiuse" le persone, seguite passo passo perchè mangiassero e, giusto per non lasciarle tutto il giorno a vagare annoiate per le stanze, qualche attività come pittura o musica. 

Anche qui pochi buoni risultati per tutte le esperienze (praticamente sovrapponibili) a livello dei paesi europei. Nel senso che se nel corso del ricovero la persona poteva anche prendere un po' di peso e correggere i parametri biologici, appena uscita con grande facilità tornava a non mangiare.

In parallelo, sommessamente, qualcosa si stava muovendo. Alcune donne coraggiose testimoniavano la loro sofferenza ed il dolore della propria vita di anoressiche con libri dai titoli evocativi: "Tutto il pane del mondo", "Briciole", "Volevo essere una farfalla", "Donne invisibili", "VoraceMente"....

Soprattutto queste donne introducevano con forza, spesso con rabbia, la dimensione sottovalutata dall'approccio medico: le emozioni, violente, totalizzanti e mortifere che le attraversavano, anzi possedevano.

Conosco molto bene una di loro, Fabiola De Clercq, autrice del libro "Tutto il pane del mondo" pubblicato nel lontano 1993. Il suo libro ha avuto l'effetto di una bomba, migliaia di ragazze si sono rispecchiate nella sofferenza di cui testimonia Fabiola, che è stata subissata di messaggi e richieste di aiuto. Nella sua casa romana Fabiola ha iniziato dei piccoli gruppi di parola, in modo "familiare". Di li a poco si è trasferita a Milano e, per dare conto alle continue richieste di aiuto, ha costituito un primo nucleo di terapeuti (tra i quali io) per condurre i vari gruppi. Iniziava la grande "avventura" dell'ABA, Associazione per lo Studio di Anoressia, Bulimia e Obesità.

Per molti anni l'ABA era stata poco considerata dalle istituzioni e dagli ospedali nel panorama dei centri di cura per l'anoressia. Venivamo percepiti come qualcosa di artigianale, "alla buona" e senza fondamenti scientifici. Però noi incontravamo centinaia di ragazze sofferenti (a volte molto gravi) che partecipavano ai gruppi terapeutici e lottavano per uscire dal tunnel dell'anoressia. Non solo, tante ragazze erano già state in cura presso altri centri "specializzati" con scarsi risultati ed erano decise ad intraprendere la terapia in ABA. Il carattere artigianale, familiare con l'ascolto delle persone senza alcun giudizio o costrizione a mangiare dell'ABA, veniva percepito dai centri "specializzati" come una mancanza.

Invece proprio questo dispositivo psicologico di cura e la figura fondamentale di Fabiola, percepita come "una di loro" dalle ragazze, permetteva alle persone di essere viste, riconosciute ed accettate nel percorso di guarigione con i momenti positivi di consapevolezza ed eventuali momenti di regressione. La bontà dell'approccio terapeutico dell'ABA ha permesso di aprire centri in varie città italiane, per venire incontro alle domande di cura di giovani e meno giovani pazienti. Sin dall'inizio le varie équipe dei centri ABA si sono confrontate per costruire un sapere clinico condivisibile che ha prodotto convegni, seminari, una collana di testi specialistici ed un corso di formazione rivolto a medici e psicologi. Per molti anni l'amico e collega Massimo Recalcati è stato il direttore scientifico del'ABA.

Il dispositivo di cura dell'ABA ora veniva preso a modello da altri centri del territorio nazionale, in uno spirito di collaborazione e non antagonismo, con il vero nemico rappresentato dalla sofferenza anoressica che distruggeva la vita a così tante persone. 

Dopo tantissimi anni in ABA, con il trasferimento a Nizza, ho lasciato sullo sfondo la sofferenza anoressico-bulimica. Ma l'incontro (casuale ?!) con un biologo e Chef ed un esperto di marketing ha dato nuovo impulso al mio lavoro di studio e ricerca sull'anoressia.

A breve (so bene che l'ho già scritto) avrete informazioni dettagliate...