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Carla e il suo gruppo

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Carla ha 32 anni ed ha esordito con il sintomo anoressico a 13 anni. Ha iniziato a non mangiare più determinati cibi arrivando, per sottrazione, ad eliminarne tantissimi. A seguito di ciò ha subito un ricovero durato due mesi all’età di 15 anni, mediato dalla sua famiglia d’origine. Ne sono poi seguiti altri, in cui la sua famiglia di origine non aveva una parte attiva, “…Facevo la valigia dopo essermi messa d’accordo con il medico curante e andavo a farmi ricoverare”.
Carla ci racconta che la sua vita si svolge fra il lavoro e le cure psicologiche, lavora come psicomotricista per bambini. E’ molto impegnata nel suo lavoro, per il quale manifesta una grande passione e che la mette in contatto con bambini che hanno gravi problemi di relazione e di comunicazione. Questo lavoro delicato e complesso, con bambini in difficoltà, non le suscita angoscia, anzi a suo dire le consente di darsi e di sostenere un’identità. Relativamente al lavoro dice di avere più problemi con i colleghi, soprattutto quando questi pensano di andare al di là del rapporto lavorativo e propongono situazioni di relazione anche solo amicale. Carla non ha amicizie e frequentazioni, vive in una parte della casa dei genitori, con i quali condivide un comune ingresso. Ha provato a vivere in un alloggio lontano dai genitori ma non ce l’ha fatta poiché ad un certo punto l’angoscia e le crisi di panico hanno avuto il sopravvento. Oltre a questo fa delle gite in bicicletta, rigorosamente da sola, in confini abbastanza precisi dentro i quali si sente protetta.
Ha sempre frequentato gruppi di terapia corporea, gruppi in cui il lavoro psico-fisico è centrale per mettere in relazione le emozioni con il corpo. Ci dirà che ha pensato di entrare a far parte di un gruppo terapeutico Soremax perché nonostante tutti questi anni di lavoro su di sè, continua ad avere problemi legati al cibo, anche se oggi riesce a gestirli meglio, pertanto sentire le esperienze di altre persone che hanno difficoltà con il cibo pensa possa esserle utile.

Carla arriva alla prima seduta di gruppo molto impaurita e angosciata. Si siede su di una sedia libera, la più vicina alla porta di uscita e da allora quello sarà il suo posto, che non abbandonerà più. Nelle prime sedute di gruppo anche se sollecitata dalle altre partecipanti, parlerà poco e non si collegherà ai discorsi che vengono fatti nel gruppo.
Per alcuni mesi Carla porterà la sua difficoltà ad entrare nel gruppo, in particolare dirà che esso è diverso dagli altri, di cui ha fatto parte. Racconterà di come sia difficile ed angosciante farne parte: “…Qui siamo sempre le stesse, ci si vede sempre lo stesso giorno e alla stessa ora, si parla solo. Nei gruppi di analisi corporea c’è sempre qualcuno nuovo, non ci sono mai sempre le stesse persone anche i luoghi dove si svolgono possono cambiare”.
Per Carla alcuni elementi di costanza e di socialità del gruppo sembrano quasi intollerabili, l’angosciano e la preoccupano, anche il solo parlare piuttosto che l’agire le sembra inutile.
Questa difficoltà a prendere parte alle sedute la porterà a saltarne molte per un certo periodo.  L’impressione è che tali assenze siano il segno di un’ angoscia quasi insopportabile della vicinanza, a cui si può rispondere solo con l’allontanamento.
Evitiamo di “sollecitare troppo” Carla a partecipare, è bene si conceda un tempo un po’ più lungo prima di decidere se il gruppo è utile per lei. Quando Carla riprende le sedute ci racconterà soprattutto cosa le succede o le è successo negli stage di analisi corporea, non sempre facili da comprendere da parte delle altre ragazze. Poco a poco, dopo un certo tempo, Carla inizierà a legarsi a qualche discorso che nel gruppo si sta svolgendo, mantenendo comunque sempre una sua parvenza d’estraneità. In particolare inizia a legarsi ai discorsi che il gruppo fa sui genitori e loro bizzarrie. In uno di questi racconti, ad un certo punto, Carla spiegherà come a casa dei suoi genitori, non abbia mai avuto un posto che fosse veramente il suo. Ovvero lei aveva un suo posto a tavola, un suo letto, ma entrambi, quando erano presenti ospiti, venivano offerti a quest’ultimi. Al punto  che Carla non si siederà più al suo posto ma in uno che normalmente rimaneva vuoto e che comunque non sentirà mai suo.Tutto ciò verrà legato anche alla paura che Carla ha relativamente al suo posto nel gruppo, alla possibilità che le venga sottratto, che possa essere occupato da qualche d’un altro.
Ora ha inizio una “seconda fase” in cui Carla, pur mantenendo una sua posizione un po’ isolata e ritrosa, inizierà a legarsi, per quanto le è possibile, ai discorsi che avvengono nel gruppo.

Carla parlerà del suo rapporto con la madre e di quello della madre con lei. Ci dirà: “Mia madre non mi ha mai desiderata, ne aveva già fin troppo di mia sorella, non voleva altri figli, era mio padre che voleva altri figli, che desiderava che la propria moglie fosse madre”.
Aggiunge: “…Mia madre si è sempre lamentata della mia nascita, ed io mi sento riconosciuta da lei solo quando mi critica o mi rimprovera”. Il padre è invece descritto da Carla come un padre che non ha mai saputo difenderla presso sua madre, troppo preoccupato dalle reazioni della moglie, anche se gentile e affettuoso verso la figlia quando non era arrabbiato. Emerge però che questa gentilezza del padre verso Carla era rimproverata dalla madre, la quale spesso rimproverava il marito d’eccessive attenzioni verso la figlia. Questa accusa e la gelosia che la madre mostrava verso Carla per le attenzioni che il padre le dedicava, risuoneranno spesso in Carla che non riuscirà mai a dare un confine preciso e neppure a comprendere cosa la madre rimproverasse veramente al marito.

Va sottolineato come Carla continui a non avere relazioni amicali, ancora meno relazioni sentimentali che non riesce neanche ad immaginare, solo l’idea la fa entrare in uno stato d’angoscia. Inoltre le sue gite in bicicletta, a cui si accennava prima, devono svolgersi entro confini precisi in quanto oltre tali confini sente che potrebbe essere aggredita e che ha dovuto rinunciare ad una casa fuori da quella genitoriale a causa della paura e dell’angoscia che la prendeva di notte a sentire i rumori nella strada immaginando che potesse essere oggetto di un’aggressione.
Gli altri discorsi a cui Carla si potrà collegare nel gruppo sono in particolare quelli relativi a condotte autolesive, che anche altre partecipanti hanno avuto nella loro storia. In particolare  racconterà che beve tisane cosi calde, da ustionarsi la gola tanto da dover ricorrere a cure di pronto soccorso, dicendo di non rendersi conto del loro calore se non solo dopo che si è ustionata.
Un giorno Emma, una compagna di gruppo, racconta che deve uscire dalla stanza che ha in affitto per dei lavori urgenti (la rottura di un tubo) e per alcune settimane non sa dove dormire.
Carla è sconvolta perché di getto e senza pensarci su si offre di ospitare a casa sua la compagna per qualche tempo…
Il suo viso manifesta lo sgomento che prova, però sente che ha fatto bene a offrire accoglienza a Emma. Tutto il gruppo è piacevolmente colpito dall’offerta di Carla, si comprende che per lei è un passo molto importante vista la sua paura della vicinanza delle persone.
Le due ragazze “convivono” bene assieme per alcune settimane tanto che Carla offre ad Emma la possibilità di restare da lei in affitto nella stanza in più che ha a casa sua.
Detto fatto si accordano, Carla sembra più “morbida” e curiosa di conoscere maggiormente Emma, con cui si deciderà ad andare in bicicletta nei suoi soliti percorsi.
Emma poi, che ha un rapporto molto più sereno con il cibo, si offre di preparare dei piatti “light” da mangiare assieme a Carla. La presenza di Emma nello “spazio psicologico” di Carla rappresenta un passo molto importante di socializzazione ed affettività.
Sono passati molti mesi, Emma è sempre inquilina di Carla e la convivenza funziona.
Sarete sconvolti nel sapere che un bel giorno Carla ha invitato tutte le sue compagne del gruppo per un aperitivo, la cui preparazione “materiale” è affidata ad Emma. Carla vive con piacere la presenza delle compagne a casa sua, è sorpresa di non sentirsi angosciata, anzi spesso si ritrova a sorridere con le altre…
Che dire, un evento inatteso ha spinto Carla ad offrire ospitalità ad Emma, un’apertura “al mondo” frutto della fiducia e confidenza che si è creata nel gruppo tra le ragazze. Ancora una volta il gruppo, in quanto tale, ha mostrato la “forza” della sana socialità, della confidenza e fiducia che può instaurarsi tra le ragazze nel frequentarsi per un periodo sufficiente di tempo.
Il lavoro terapeutico continua e Carla sente di non essere più così terrorizzata dalla presenza di altre persone anzi, mangia addirittura assieme ad altre ragazze…


Il testo è redatto nel rispetto del Codice della Privacy-GDPR-regolamento UE 2016/679






Angela

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Angela è una ragazza siciliana che proviene da una famiglia di modeste origini e delle tre figlie è l’unica che ha voglia di studiare, con l’aiuto dei genitori che ripongono in lei tante speranze.
Si laurea in lingue e dato che nella sua città ha trovato soltanto lavori precari, senza indugio lascia casa sua per andare a Parigi per un’offerta interessante in un’azienda multinazionale. Può ben utilizzare la sua conoscenza dell’inglese e soprattutto del francese che orgogliosamente tutti le riconoscono di alto livello.
La vita a Parigi non è facile per lei, va a vivere con un’amica siciliana per dividere le spese, il ritmo della capitale è frenetico ed il clima proprio la fa soffrire, ma per via del buon lavoro mette in conto di dovere “sopportare” ciò per qualche anno, poi si vedrà…
Angela non è mai stata una mangiona però a Parigi va proprio male con il cibo: compra “schifezze” senza fare molto caso agli ingredienti, spesso salta il pranzo e poi si abbuffa alla sera, è molto sregolata e troppo spesso a cena beve del vino in quantità eccessiva. La coinquilina, che è appassionata alla cucina, cerca di aiutarla con piatti gustosi ed equilibrati ma invano.
Il vino comincia ad essere un vero problema per Angela, ne beve troppo e spesso, poi sta male in casa. L’amica comincia ad essere in difficoltà quando Angela è alticcia tanto che decide di lasciare la casa per cercare un’altra sistemazione. Nel momento in cui Angela resta sola in casa la bottiglia diviene il solo svago, nutrimento, ansiolitico e compagno.
Dopo qualche ritardo di troppo in ufficio riceve una lettera di richiamo per gli orari che non rispetta ed il suo capo, che pur l’apprezza, cerca di metterla con le “spalle al muro” a fin di bene.
Dopo uno scambio assai teso Angela promette di farsi seguire in un gruppo di aiuto per alcolisti altrimenti il suo posto di lavoro è a rischio.
Passano alcuni mesi ed Angela sembra recuperare “il controllo” sul vino però non mangia più e perde peso a vista d’occhio. Sul lavoro i colleghi sono preoccupati per Angela, le stanno vicino ed aiutano per quello che possono ma la ragazza (ora è astemia) è decisamente sottopeso.
Angela da troppo tempo non va a casa in Sicilia ed i genitori decidono (senza dirle nulla) di andare a Parigi da lei per capire cosa stia accadendo. La trovano in pessime condizioni, confusa e “perduta”.
Insistono per tornare tutti assieme in Sicilia, il lavoro verrà dopo, si tratta di salvare Angela che è in un vicolo cieco.
Di fatto la portano a casa per curarla. Il medico di famiglia chiarisce che la ragazza va seguita in un centro adatto e consiglia una comunità specializzata nei disturbi alimentari in Lombardia.
Angela non vorrebbe andare ma è senza forze e si lascia convincere. Descrive così la sua esperienza: “…Sembrava una caserma, camerate con vari letti, niente privacy, orari e doveri quotidiani. Ragazze che camminavano senza meta, sedute di psicoterapia quotidiane e tanti psicofarmaci.”
Dopo due mesi Angela decide di lasciare la comunità nonostante il parere contrario dei medici e dei familiari e riprende a bere, torna a casa ma ha con sé il telefono di uno psicoterapeuta di Soremax, ricevuto da una compagna di stanza.
Ci chiama e vista la distanza possiamo proporle inizialmente delle sessioni via Skype in attesa di vedere poi come procedere. Angela coraggiosamente si rende disponibile a venire a Nizza, città che pensa le potrebbe anche piacere.
Il lavoro di persona consente ad Angela di iniziare ad affrontare sia le tematiche relative al cibo che la sua dipendenza dall’alcool, sempre presente sullo sfondo della sua vita.
Trova una stanza in affitto ed un lavoretto come lavapiatti in una pizzeria in città per potere continuare il lavoro terapeutico.
Sul lavoro si fa apprezzare, è sprecata come lavapiatti, ovviamente, ed una cliente della pizzeria le propone di seguire il suo bambino in casa come nounou. Angela accetta, ha orari normali ed i bimbi le piacciono, anzi ne vorrebbe uno suo. Un giorno viene in seduta molto angosciata, racconta un sogno ma è troppo confuso da interpretare: c’è del vino… una festa… dei ragazzi… e altro poco chiaro.
Di colpo ricorda che un ragazzo quando era ancora adolescente l’aveva fatta bere molto ad una festa e poi lei si era ritrovata in strada con lui ubriaca e senza la giacca che aveva con se. È molto scossa, comincia a farsi largo l’idea che il ragazzo le possa avere fatto qualcosa mentre era ubriaca dato che non l’ha più visto o sentito. Inizia a piangere, ha una voglia spasmodica di bere, il che darebbe conto dell’uso del bere come “antidoto” all’angoscia di contenuti sessuali rimossi.
È un passaggio doloroso e traumatico che ora lentamente giunge alla coscienza di Angela e permette di rileggere la sua dipendenza dall’alcool e l’uso che fa del bere per “dimenticare”.
Passa un mese difficilissimo che preoccupa anche noi, sembra che il bere ed il cibo siano totalmente fuori controllo per Angela. Intensifichiamo le sedute per creare una specie di “perimetro psicologico” attorno ad Angela che lentamente emerge dalle sue angosce. Il lavoro psicologico e sensoriale sul tema del cibo prosegue, senza mai perdere di vista anche la dipendenza dall’alcool.
Dopo oltre un anno di terapia psicologica in abbinamento ad un mirato accompagnamento sul tema del cibo per farle riprendere il piacere del cibo stesso via profumo, colore, gusto e giusti  abbinamenti, Angela ha messo qualche chilo di peso ed è molto più attenta a ciò che mangia in termini di qualità, senza calcolare zuccheri o calorie.
Ha molto meno bisogno di bere e fisicamente si sente più leggera e “lucida”. Il lavoro continua, ma Angela non è più a rischio della sua vita, può fare dei progetti sia in termini di lavoro che di vita personale, in una parola ha ritrovato la speranza di vivere, che per lunghi anni era totalmente scomparsa da lei.

Il testo è redatto nel rispetto del Codice della Privacy-GDPR-regolamento UE 2016/679

Valerie

 

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Valerie è una ragazza diciannovenne che si trasferisce a Nizza per cercare un lavoro lontano dal suo paesino di nascita.
Ha due fratelli più grandi di lei che descrive rozzi ed appassionati solo al calcio.
Con i genitori la relazione è “essenziale”, descrive il padre come un gran lavoratore (è muratore) che non fa mancare nulla in casa ma parla pochissimo ed ha difficoltà ad interagire con Valerie.
La mamma è la classica casalinga che si occupa di fare andare avanti la casa, lava e cucina per tutti i “suoi maschietti”. Valerie descrive la mamma coma una brava persona, dedita al sacrificio per i familiari e che non chiede nulla per sé.
Appena presa la patente papà e mamma le regalano una piccola Smart, che è un regalone per lei, del tutto inaspettato.
É molto contenta della vetturetta e comincia a pensare di lasciare il suo paesino per venire a Nizza, cercare lavoro e poi si vedrà…
I genitori sono dispiaciuti nel vederla partire, però consapevoli che nel paesino non ha chance di trovare un lavoro di qualche interesse, mentre i due ragazzi già lavorano con il padre ed a loro va bene così.
Valerie non ha un diploma, non ha mai avuto voglia di studiare e non ha particolari interessi. A Nizza trova lavoro come cameriera in un ristorante sul lungo mare.
Condivide la casa con altre due ragazze francesi, sistemazione che valuta positiva dato che le tre ragazze si frequentano anche extra lavoro, piacevolmente.
Valerie è sempre stata magra e curata nel suo aspetto, piace ai ragazzi ed ha avuto una storia con un suo coetaneo che descrive come timido ed affettuoso. Sono stati assieme per due anni poi, di comune accordo, si sono lasciati perché: “…La nostra relazione era ormai spenta, solo routine e niente progetti per il futuro…”
Valerie, spinta dalle due coinquiline inizia a bere vino e talvolta super-alcolici, tira tardi nei locali, va a ballare e sente che la vita nella “grande città” fa proprio per lei.
Conosce alcuni ragazzi ma non si sente pronta per una relazione importante, vuole divertirsi e non pensare, per il momento, al futuro.
Con le coinquiline decidono di fare una vacanza assieme in Corsica per tre tre settimane in un villaggio. L’esperienza del villaggio piace molto a Valerie, mare, sole e divertimento alla sera con tanti ragazzi simpatici che “flirtano” con le tre amiche.
Un ragazzo in particolare modo entra assai in confidenza con Valerie. Henri è uno degli animatori del villaggio, bello, simpatico, atletico, sempre sorridente. Avete ben capito il seguito, hanno una storia al villaggio che poteva terminare li, ma….
Ma Valerie ed il ragazzo decidono di continuare la storia anche se Henri deve restare sull’isola per il suo lavoro praticamente tutto l’anno.
Complici i viaggi low cost in aereo riescono a vedersi ogni mese o in Corsica o a Nizza e tutto sembra volgere al meglio tra i due ragazzi.
Non solo, Valerie comincia a pensare di trasferirsi in Corsica per trovare una casetta con Henri ed andare a convivere. Ne parlano spesso e tutto sembra fattibile in tempi brevi.
Un giorno Valerie percepisce Henri “freddo e lontano”, non capisce bene cosa accada e non riesce ad avere risposte dal ragazzo. Dovevano vedersi da li a qualche giorno ma Henri tentenna e non fissa una data per il loro incontro. Per farla breve Valerie “sente” che Henri le nasconde qualcosa di molto importante. Di colpo il ragazzo “sparisce”, non risponde ai messaggi ne al telefono, come fosse morto.
Valerie recupera il telefono di un ragazzo dello stesso villaggio e gli chiede di Henri. La risposta è un tonfo al cuore per Valerie. Il ragazzo le dice che è venuta la moglie di Henri al villaggio per restare con lui ora che è incinta!
Panico, delusione, rabbia e sgomento, Valerie è distrutta. L’effetto su di lei è devastante, non dorme per giorni, non mangia, piange, si prende un mese di malattia ed assume psicofarmaci. Le coinquiline fanno il possibile per starle vicino ma è assai difficile, Valerie sembra una zombie. Perde rapidamente peso, beve solo acqua ed a parole dice di volersi uccidere. Le coinquiline sono terrorizzate, sono certe che Valerie non dice sul serio ma è il segno dell’enorme sofferenza per quanto accaduto.
Passano alcuni mesi in cui Valerie riprende parzialmente il lavoro, è magra da fare paura e non ha più le mestruazioni. Forzata dal suo medico entra in ospedale per alcune settimane, esperienza assai negativa, nelle parole di Valerie. “…Giornate lunghissime segnate solo dal momento dei pasti sotto l’occhio vigile ed inquisitorio delle infermiere. Cibo senza alcun gusto e tanta noia. Tante altre ragazze come me, disperate ed “invisibili”…”
Esce dall’ospedale con un paio di chili in più ma sempre depressa e ferita nel suo animo.
Va avanti così per un anno, Valerie è sempre magrissima ed è terrorizzata di mangiare, appena assume qualcosa sente lo stomaco scoppiare ed ha spesso voglia di vomitare.
Le coinquiline la “prendono di peso” e costringono a fissare un appuntamento con Soremax, e l’accompagnano al rdv con la speranza di potere ritrovare l’amica che sembra ormai solo lasciarsi andare senza alcun desiderio.
Per potere comprendere la paura del cibo che Valerie sente per lei minaccioso, potenzialmente velenoso e quindi impossibile ad essere assunto come nutrimento le proponiamo il nostro test PCS.
Il test PCS vuole indagare le emozioni profonde che impediscono a Valerie di approcciarsi agli alimenti per quello che dovrebbero essere: nutrimento si, ma anche (e soprattutto) gusto, piacere, profumo ed appagamento.
Il test prevede anche una serie di assaggi (carote, pomodorini, Parmigiano Reggiano, olive, Feta…) e dagli assaggi possiamo raccogliere preziose informazioni sulla connessione tra il cibo e le emozioni di Valerie. Tali connessioni cibo-emozioni, sono l’avvio del lavoro terapeutico e di ripresa di un’alimentazione in cui il sapore, l’odore ed il gusto tornano ad essere basilari.
Il lavoro psicologico e terapeutico dei colloqui va di pari passo con la ripresa del piacere del cibo, in un processo che vede entrambi i versanti da indagare per consentire a Valerie di superare lo choc del “tradimento” di Henri, riprendere a vivere appieno ed, ovviamente, alimentarsi senza percepire il cibo come veleno o nemico da cui restare ben alla lontana.

Il testo è redatto nel rispetto del Codice della Privacy-GDPR-regolamento UE 2016/679






 
 







Nicole e Camila

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Nicole, ragazza ventenne, nasce in una famiglia assai benestante, il padre è un alto ufficiale dell’esercito che proviene da una “dinastia” di militari e la madre insegna privatamente pianoforte.
Nicole ha una sorella ed un fratello rispettivamente minori di due e quattro anni.
Per via del lavoro del padre spesso si sono dovuti spostare in varie città della Francia. Nicole è sempre stata minuta, aggraziata e poco attratta dal cibo e dal bere. Sin da piccola la mamma doveva insistere perché lei mangiasse.
Verso i tredici-quattordici anni Nicole aveva preso peso, dapprima qualche chilo poi era decisamente ingrassata ed ahimè presa in giro dai compagni di scuola per il suo stato.
A seguito di ripetuti episodi di “bullismo” Nicole un giorno non è rientrata a casa dalla scuola.
Panico della madre e furia del padre che per molte ore non sanno dov’è la loro figliola.
Si fa viva alla sera dalla casa di una compagna di scuola di origine spagnola, famiglia disprezzata dai suoi genitori perché troppo proletari.
La madre vorrebbe proteggere Nicole ma il padre è irremovibile, considera tale episodio intollerabile e decide che la ragazza dovrà andare in un collegio per essere “raddrizzata”.
Furiosi litigi in casa, la madre si oppone perché capisce bene che l’episodio è conseguenza diretta della sofferenza di Nicole e vorrebbe farla seguire da uno psicologo ma il padre non vuole sentire ragioni, l’anno scolastico seguente sarà fatto in un collegio lontano da casa.
Nicole entra in uno stato di mutismo sembra “congelata”, smette di mangiare perché vuole perdere peso e tornare magra e graziosa come un tempo.
Quando inizia il collegio lontano da casa la madre va a trovarla sovente, accompagnata dalla sorella e dal fratello, che sembrano essere totalmente indifferenti a Nicole. L’anno in collegio fa emergere il talento per la musica ed il canto di Nicole, che “sogna” una carriera da artista, magari cantautrice.
Il padre dopo un anno di collegio è disposto a riprendere la ragazza in casa, pensa si sia “raddrizzata”, apparentemente è tranquilla, studiosa e regolarizzata con il peso.
“Naturalmente” il padre sa cosa deve studiare Nicole all’università, studi di legge per divenire avvocato, notaio o magistrato!
Nicole protesta, invano. Deve iscriversi a giurisprudenza oltretutto nella stessa città dove vivono i familiari, lei che sperava di andare lontano per potersi emancipare.
Tutto sembra andare al meglio ma una crepa sta per evidenziarsi in famiglia: Nicole ancora una volta non rientra a casa. Solita drammatica scenetta familiare: madre angosciatissima, padre furioso e fratelli indifferenti…
Stavolta Nicole è maggiorenne ed ha “premeditato” la sua fuga, infatti i suoi familiari non riescono a capire dove possa essere. Vi anticipo che Nicole è andata a vivere a Barcellona da una zia di Camila, la sua compagna di scuola spagnola, legata alla sua prima ingenua “fuga”.
Ovviamente lasci agli studi e per mantenersi lavora in un bar di “tapas”. É riuscita a dimagrire, si piace ma vorrebbe fare ancora meglio. Perde ancora peso, non ha mai appetito e, come dice lei: “…Vivevo d’aria.”
Solo la madre ha contatti con lei, di nascosto del padre, che sentenzia di non volerla vedere mai più.
Camila, quando va a trovarla è choccata, Nicole sembra uno scheletro, filiforme e diafana, con due occhioni perduti…
Allerta la madre che sembra impotente, non sa come fare con Nicole che non percepisce la gravità della sua situazione “fisica”.
Camila decide di intervenire al posto dei familiari, si piazza a casa dove vive Nicole assieme alla zia e la costringe a consultare un medico nutrizionista.
Il sanitario fa il possibile ma sappiamo bene quanto sia difficile “trattare” l’anoressia. Ovviamente il medico suggerisce anche dei colloqui psicologici che Nicole rifiuta fermamente. Si va avanti così per qualche mese, Nicole rimane sempre gravemente sottopeso.
Camila deve rientrare in Francia e propone a Nicole di andare a vivere assieme nella stessa casa che avrebbero affittato. Con due promesse: farsi seguire da uno psicologo e riprendere contatti con i familiari dapprima a distanza e poi… si vedrà.
Detto fatto le due ragazze iniziano questa avventura nella stessa casa e trovano lavoro come cameriere nello stesso lounge-bar.
Nicole deve mantenere le due promesse, è molto ambigua sul riprendere contatti con i familiari, anche se di fatto aveva sempre sentito (a piccole dosi) la madre e faticosamente contatta la sorella ed il fratello.
Per lo psicologo tentenna, poi “dolcemente” accompagnata da Camila prende contatto con Soremax.
Come potete immaginare i colloqui sono assai difficili, Nicole sa bene (dentro di sé) che la sua famiglia è molto disfunzionale. Dovere, performance e responsabilità sono gli assi fondamentali delle dinamiche ove la madre è sottomessa al padre “padrone” ed i figli devono fare ciò che il capo-famiglia vuole.
Ma i colpi di scena non mancano: Océane, la sorella di Nicole da sempre magra come un chiodo smette praticamente di mangiare. Padre infuriato (come al solito) ma stavolta la madre reagisce e decide di intervenire subito prendendo di peso il marito con la minaccia di lasciarlo se si comporterà al solito stupido e rigido modo! Océane viene inviata da uno psicologo che la seguirà per la sua severa anoressia. Non solo lo psicologo contatta Soremax, con l’assenso di Océane, per fare “squadra” e capire meglio le dinamiche familiari.
Il padre viene messo all’angolo ed “obtorto collo” deve coinvolgersi e rivedere le sue anaffettive  e disfunzionali reazioni.
Il lavoro psicologico continua, Nicole e Camila ora sono una coppia di fatto, stanno assieme e si vogliono bene. Océane sta lentamente riprendendo peso, il fratello, che il padre voleva votato alla carriera militare, ha deciso di studiare medicina e la madre si è decisa a separarsi ed ora vive nella stessa città di Nicole.
A voi trarre le giuste considerazioni…

 

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Claire e la sua famiglia


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Claire è una ragazza trentenne che si è rivolta a Soremax per una grave sofferenza anoressica con cui ha “convissuto” sin da adolescente.
Sin dalle prime sedute Claire parla della sua storia familiare molto difficile, i suoi genitori sono sempre stati duri e maneschi nei comportamenti tra loro e con i figli.
Il padre di Claire aveva iniziato a lavorare come meccanico, poi un po’ alla volta aveva aperto una sua officina ed attualmente ha una importante concessionaria di auto, nella quale lavorano entrambi i figli, Claire alle pratiche di immatricolazione ed il fratello alle vendite.
Nel racconto di Claire il padre quando rientrava alla sera dal lavoro spesso era bevuto, il che innescava litigi con la moglie e, non di rado, volavano sberle tra i due e se i figli intervenivano erano botte anche per loro.
In particolare modo il padre se la prendeva con il ragazzo, che portava con sé già da adolescente a lavorare in officina.
La madre nel racconto di Claire ha sempre colluso, provocava l’uomo e lo insultava, e poi erano botte per tutti, in una specie di follia collettiva.
Claire aveva sempre lavorato con il padre, prima nell’officina, poi nella concessionaria, sfruttata e pagata una miseria. Il fratello è anch’esso sottomesso al padre, di fatto non ha alcun potere decisionale, si pavoneggia solo con le grosse auto che vendono.
Sino a tre anni fa Claire ha vissuto in casa con i genitori, poi con una piccola eredità di una zia è riuscita a comperarsi un monolocale ed è andata a vivere da sola, con grande gioia.

Il contatto con Soremax era dovuto alla preoccupazione per il suo eccessivo dimagrimento, è un anoressica restrittiva che spesso è stata ricoverata per brevi periodi in ospedale per svenimenti, tachicardie ed amenorrea.
Riferisce di avere sempre avuto difficoltà con il cibo, sin da piccola non mangiava e ciò faceva adirare il padre che voleva i figli belli robusti e in “carne”.
A scuola andava male, svogliata e molto isolata dai compagni. Ricorda lunghi pomeriggi da sola a casa. Dai 13 anni il dimagrimento si era accentuato ed erano stati consultati vari medici che avevano prescritto vitamine e ricostituenti, che lei non assumeva mai, di nascosto dai genitori.

Claire era sempre molto isolata e ben contenta, anche per la sua magrezza, di non interessare ai ragazzi.
La ragazza ha imparato a convivere tutti questi anni con la sua grande sofferenza anoressica, alternata a cedimenti bulimici durante i quali ha abusato di ansiolitici e antidepressivi, oltre all’uso scriteriato di lassativi.
Terminate le scuole dell’obbligo tramite una conoscente aveva trovato un lavoretto da apprendista da una parrucchiera ma, con la consueta durezza il padre l’aveva costretta a lasciare la parrucchiera per iniziare a lavorare con lui in officina, senza contratto e per quattro soldi.

Le prime sedute con Claire sono state difficili, era molto emozionata e parlava a fatica, grandi sospiri, occhi lucidi e gesti nervosi con la testa spesso china.
Con fatica Claire ha parlato della sua paura per il cibo, che considera un nemico, un veleno che deve allontanare da sé al massimo. La famiglia è fonte soltanto di dolore ed angoscia, nemmeno il fratello è dalla sua parte, preso anche lui nel vortice della sofferenza.
Claire si era chiusa in un mutismo doloroso in cui le sole urla erano quelle del suo sintomo anoressico, peraltro invisibile ai familiari.
Soltanto alcune amiche l’hanno aiutata a cercarsi una casa da sola e provare a chiedere un aumento rispetto alla paga da fame decisa dal padre. Con grande fatica mi racconta che pochi giorni prima il fratello, decisamente bevuto, aveva cercato di baciarla, invano… Non solo, aveva minacciato di picchiarla se avesse detto qualcosa ai genitori.
Un sogno che porta in seduta indica bene il tema narrativo che l’angoscia: “… Sono in un parco a leggere un libro poi d’improvviso tutte le persone scompaiono e non riesco a capire perché. Di colpo vedo un animale tipo leone o tigre che viene verso di me con fare minaccioso. Vorrei urlare ma la voce non mi esce e sono terrorizzata di essere mangiata viva dalla bestia… Mi sveglio angosciata e tremante”.

Nel sogno la ragazza ha potuto “dare parola”, al terrore di essere “mangiata” dalle altre persone. Lavoriamo su questa emozione profonda che caratterizza tutta la sua vita e sostiene le sue paure. Si decide anche ad affrontare il fratello che è costretto a scusarsi e per “riparare” all’episodio dovrà proteggerla dal padre ogni qualvolta necessario.
Dopo qualche mese dall’inizio del lavoro individuale accade un episodio che Claire vive come una importante discontinuità rispetto a quanto avrebbe fatto normalmente: al padre viene notificata una multa per eccesso di velocità e annesso provvedimento di ritiro della patente.
Claire apprende che il padre, come niente fosse, esige dalla figlia di incolparsi del fatto per evitare a lui la dura sanzione.
Claire per la prima volta risponde di no al padre, non ha alcuna intenzione di pagare per lui, è stufa di subire e farsi maltrattare! Il fratello, memore della promessa fatta la sostiene e protegge dall’ira del padre.
Per il padre è uno choc, che i figli si ribellino non è nemmeno pensabile, urla davanti a tutti nella concessionaria e, choc ulteriore, gli impiegati che assistono alla scena si mettono a ridere!
Qualcosa si rompe nelle dinamiche familiari e Claire si sente più leggera e capisce che la terapia le sta permettendo di vivere, vivere come mai avrebbe potuto.
Come dice il proverbio la fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo, il “povero” papà ha a breve un nuovo choc: la sua potente auto ferma davanti casa viene rubata! Claire non nasconde la sua gioia per l’accaduto, dice che Dio esiste davvero!
Al contempo Claire ha altri pensieri dato che si trova di fronte ad una contingenza per lei inaspettata e fuori dal controllo che attua in tanti atti della sua vita: un giovane meccanico della concessionaria, carino e timido, le chiede di uscire.
Claire è colpita perché il ragazzo le lascia un bigliettino con il suo nome accanto ad un tulipano, sul tavolo dell’ufficio.
Me ne parla a lungo in seduta, è emozionata e le fa piacere, ma la paura è grande.
I tulipani sono i fiori preferiti di Claire e questo piccolo atto del giovane fa si che la ragazza accetti di uscire con lui.
Iniziano a frequentarsi, passo passo il giovane mostra che le vuole bene ed apprezza la dolcezza di questa ragazza che spesso si comporta come un’istrice, per via delle sue paure.
Da un anno il sintomo è attenuato, Claire ci convive ma la sua vita non è più scandita dall’enorme sofferenza di prima; ha lasciato la concessionaria del padre e lavora nell’officina del giovane meccanico, suo attuale fidanzato.
Mi dice sorridendo: “… L’animale credo proprio non riuscirà più a mangiarmi…”


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Sophie e il desiderio

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Sophie è una vivace e bella ragazza che vive in un paesino lontano un centinaio di chilometri da Parigi. Non ama il suo villaggio e decide di andare a studiare nella capitale, ottima occasione per allontanarsi da casa, dato che con i genitori e la sorella minore non si trova bene. Studia informatica che è la sua grande passione sin da adolescente. È molto concentrata nello studio e si concede ben poche distrazioni, condivide la casa con altre due ragazze serie e studiose come lei. Negli anni precedenti l’università aveva avuto brevi storielle con suoi coetanei, ma niente di serio, come dice lei. Trova i ragazzi poco responsabili, concentrati solo a divertirsi e bere. Da quando è a Parigi raramente esce alla sera e solo con le sue coinquiline, fanno “gruppetto” e vanno molto d’accordo. I primi due anni di università passano velocemente, con ottimi risultati agli esami. Va a casa raramente, la scusa dello studio le permette di “mantenere la distanza”.
Tutto procede tranquillamente sino all’arrivo di Gabriel. Gabriel è il fratello di una delle sue coinquiline, e resterà con loro alcuni mesi prima di andare alle isole di Glénans, paradiso dei velisti per un corso avanzato di navigazione. Gabriel è un simpatico ragazzo che ha la passione per la vela e sta studiando per diventare skipper, per unire passione e lavoro.
Sophie si accorge che Gabriel è interessato a lei, le fa sempre complimenti e fa di tutto per uscire con lei. Un fine settimana Gabriel riesce a convincere Sophie ad uscire per andare ad un concerto.
Sophie inizialmente è poco convinta, poi si ricrede, anzi le fa piacere stare con Gabriel che è cortese, simpatico e solare. Qualche momento di imbarazzo al ritorno a casa, Sophie capisce che Gabriel vorrebbe baciarla ma… nulla accade.
Notte tormentata per la nostra Sophie, che si trova attratta da Gabriel ma non può (o non vuole) lasciarsi distrarre dagli studi. Passano le settimane, raramente escono assieme e giusto la sera prima che Gabriel parta per le isole di Glénans, Sophie ha un rapporto con lui. Sono momenti carichi di dolcezza e Sophie quasi non si riconosce per la “facilità” con cui ha accettato la corte di Gabriel. Sophie “impone” però a Gabriel di non contattarla più, è stato un bel momento e niente più, la vita deve riprendere il “giusto corso” ovvero studio, studio ed ancora studio.
Qualche settimana dopo le coinquiline fanno presente a Sophie che mangia troppo poco, spesso non si siede a tavola con loro ed appare molto nervosa ed irascibile. Sophie perde molti chili e mangia solo barrette proteiche per darsi “la carica”.
Perde quasi dieci chili, non ha più le mestruazioni e non ha mai fame, si costringe, o la costringono le coinquiline a mangiare, ma è un tormento.
Per farle contente talvolta mangia con loro ma poi, trucco vecchio come il mondo, va a vomitare in bagno.
Le due ragazze capiscono cosa sta facendo e la prendono di punta: “Sophie, sei in anoressia, fa paura solo vederti…” La reazione di Sophie è violenta, litiga con loro, e decide di lasciare la casa per andare a vivere da sola. In pochi giorni trova una nuova sistemazione e riprende “la solita vita”.
Ma le coinquiline non mollano il colpo, sono ben consapevoli della sofferenza di Sophie ed avvisano i genitori di lei. Intervento “militare” del papà e della mamma di Lucia che piombano a Parigi e trascinano la ragazza dal medico che propone un ricovero in ospedale.
Sophie è infuriata, non vuole andare in ospedale, piuttosto scapperebbe in Guadalupa…!
Il braccio di ferro dura alcune settimane con la vittoria di Sophie ed i genitori disperati che rientrano a casa con la sola “promessa” verbale di Sophia di mangiare un pò di più.
Non solo, i genitori finita l’università vorrebbero che tornasse a casa con loro ma Sophie è irremovibile, cercherà lavoro nel sud della Francia, vicino al mare.
Detto fatto, si trasferisce ad Antibes per lavorare nel vicino polo tecnologico che offre lavoro a tantissimi giovani informatici. Sophie è sempre efficiente al lavoro, apprezzata e responsabile e raramente esce con i colleghi di lavoro. È sempre magrissima e quando non lavora studia per ottenere certificazioni in ambito informatico. Ogni tanto Gabriel, nonostante il “divieto” le manda dei messaggi, cui Sophie risponde in modo freddo ed asettico.
Una sera, uscita tardi dal lavoro appena entrata in macchina per tornare a casa ha un mancamento che descrive così: “…Di colpo tutto è diventato nero, non sentivo più il mio corpo, soltanto il mio respiro sempre più strozzato e sono svenuta. Qualcuno ha visto la scena ed ha aperto lo sportello dell’auto per aiutarmi, mi sono ripresa ma tremavo come una foglia. Una collega mi ha poi accompagnato al pronto soccorso”.
Il medico per scuoterla le dice che potrebbe morire da un momento all’altro, che così facendo butta via la sua vita. Passa poi a toni più concilianti e le suggerisce “caldamente” di consultare uno psicoterapeuta.
Molto spaventata Sophie si decide a prendere rdv con lo psicologo. Vorrebbe una donna ma i tempi di attesa sono lunghi, allora deve “accontentarsi” di incontrare un uomo.
Le sedute sono difficili, Sophie non crede nella psicologia e pensa che il terapeuta farà di tutto per  farla mangiare, cosa che lei non farà mai ed è convinta che sarà tempo perso.
In seduta è sempre “controllata”, parla molto ma non dice nulla di come sta e come si sente “dentro”. È molto infastidita quando le chiedo di Gabriel, quali emozioni abbia toccato dentro di lei l’incontro con il ragazzo. Alla seduta successiva porta un sogno che definisce una stupidaggine: “Sono in vacanza in barca con degli amici e dato che ho molta paura di nuotare chiedo che mi stiano vicino mentre faccio giusto due bracciate. Di colpo mi ritrovo da sola e la barca si allontana… Mi sveglio di colpo in preda al panico!”
Utilizzo questa “finestra” sull’inconscio di Sophie per aprire un varco nelle sue emozioni sempre represse e svalorizzate come fossero inopportune.
Sophie nonostante tenti di scacciare il pensiero (!) pensa spesso al rapporto avuto con Gabriel ed ai brevi momenti passati con lui. Esce dalla seduta scossa e piangente, con un gran senso di vuoto.
In un momento di follia (sue parole), scrive a Gabriel che vorrebbe parlargli.
Gabriel è piacevolmente sorpreso e si danno appuntamento per il fine settimana successivo a Saint-Tropez dove il ragazzo fa lo skipper in una scuola di vela e noleggio di imbarcazioni.
Gabriel quando la vede è scosso, Sophie è davvero troppo magra. L’incontro si rivela ugualmente piacevole per entrambi e Gabriel le chiede di tornare da lui a Saint-Tropez.
In seduta Sophie dice per la prima volta di essersi vista allo specchio con un senso di fastidio: “Sono troppo magra, con nulla di femminile. Come potrò mai piacere a Gabriel, non ho niente attaccato addosso!…”
Con grande fatica riprende a mangiare qualcosa, acquista un vestitino a fiori che pensa possa piacere a Gabriel e delle scarpe con un pò di tacco.
Si incontrano per qualche volta e Sophie una domenica accetta di andare al ristorante con Gabriel, per farlo contento ma soprattutto per fare contenta lei stessa!
Per farla breve si mettono assieme, Sophie si “costringe” a mangiare e tenere dentro di se qualcosa per riprendere fattezze femminili per piacere a Gabriel.
Pur essendo timorosa accetta di andare in barca con Gabriel e, necessariamente, esporre il suo corpo in costume da bagno, cosa che pensava non avrebbe mai fatto neanche presa per il collo!
Sophie e Gabriel ora stanno assieme da oltre un anno, provano entrambi forti sentimenti e di fatto convivono dato che Sophie con il tele-lavoro riesce a passare lunghi periodi a Saint-Tropez da lui.
Ha preso un pò di peso, riesce a mangiare in modo abbastanza variato e tocca anche del vino, che prima si era assolutamente proibito.
Il lavoro psicologico e di parola continua ma la forza più grande che ha ritrovato in se Sophia è il desiderio, desiderio di piacere, di essere vista, di gioire, di essere considerata, di vivere, in ultima istanza: amarsi ed essere amata.

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Journa Officiel RF 31 mai 2024


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