Serena e Tommaso

Foto Terri Cnudde da Pixabay
Serena e Tommaso si conoscono da tantissimi anni, sono stati compagni di liceo poi entrambi hanno studiato farmacia. Terminati gli studi hanno lavorato in alcune farmacie di Milano sino al grande passo, sostenuto economicamente soprattutto dalle loro famiglie, di rilevare una piccola farmacia rionale.

Sono la classica coppia di giovani belli, simpatici, curiosi, preparati, generosi e "di buona famiglia"...

Decidono di sposarsi, con il pieno e gioioso sostegno delle rispettive famiglie e cominciano ad ipotizzare l'arrivo di un bambino, assai desiderato da entrambi.

Passano alcuni mesi e Serena non rimane incinta, non ne fanno un dramma, sanno bene che non c'è "l'interruttore" che da il via a ciò, occorre pazientare.

Passato un anno Serena e Tommaso cominciano ad essere inquieti, consultano spesso il loro amico ginecologo che li rassicura dato che nulla si evidenzia dal punto di vista clinico per entrambi.

Allo scadere del secondo anno sono tristi e delusi e le rassicurazioni dell'amico ginecologo non sortiscono alcun effetto. Serena decide di cambiare medico per seguire i consigli di una specialista di un centro assai reputato in Svizzera in inseminazione artificiale. Fanno seguito tanti viaggi in Svizzera per esami, visite e ripetuti tentativi che non portano a nulla. Niente da fare, Serena non riesce a rimanere incinta.

La ginecologa Svizzera non riesce a spiegarsi perchè la ragazza non rimanga incinta, prende il caso come una sfida e passa ad utilizzare la fecondazione in vitro (FIV). Numerosi tentativi fallimentari e Serena è sempre più provata, delusa ed ormai ossessionata. A questo punto Tommaso decide di interrompere i tentativi, vede Serena troppo stressata e depressa e non vuole che collassi emotivamente.

Basta, se non è possibile avere un figlio in modo naturale possono benissimo adottarne uno. Tommaso mi consulta per sè e Serena per seguirli nel corso del lungo iter per ottenere l'idoneità all'adozione nazionale ed internazionale. Si appoggiano ad un'Agenzia autorizzata e seguono colloqui approfonditi di entrambi, una vera e propria indagine sulla coppia. In poco più di un anno la loro domanda è accettata e sono quindi pronti ad essere chiamati per conoscere un bambino. Serena è disponibile anche ad adottare un bambino malato mentre Tommaso è più perplesso ma accetta anch'egli tale eventualità.

Un bel giorno vengono chiamati dall'Agenzia dato che un bimbo italiano appena nato è adottabile e vengono proposti loro come come genitori. Serena e Tommaso sono al settimo cielo, potranno dare il loro amore e fare crescere un bimbo.

Il bimbo si chiama Matteo, è vispo e tenerissimo e finalmente il sorriso torna sul viso di Serena e Tommaso. A questo punto penserete che la storia è finita qui, positivamente, con un bimbo abbandonato alla nascita dalla propria madre naturale (ahimè) ma che potrà avere l'amore e la cura di Serena e Tommaso.

Dopo poco più di un anno dall'arrivo di Matteo, con enorme sorpresa, Serena rimane incinta naturalmente!

Quando me lo comunica piange di gioia, non ci può credere... Ma gli esami sono chiari, è davvero incinta. La gravidanza procede bene, i controlli sono frequenti per l'ansia di Serena, ma le settimane passano normalmente e gli esami precoci per il timore di malformazioni, non evidenziano alcunchè.

Nasce Anna, una bella e sana bimba. Un giorno in seduta Serena mi dice: "...Certo è davvero strano che dopo l'adozione io sia rimasta naturalmente incinta! Che dice dottore, c'entra qualcosa la mia "testa" ed il mio grande desiderio di un figlio...?" 

A voi una possibile risposta.

 

P.S. Lo scritto è redatto nel rispetto del Codice della Privacy, GPDP -  Regolamento UE 2016/679.

 





La passione di Nadia

Foto: Tatiana S. da Pixabay
Nadia viene a Nizza per un master universitario di un anno in scienze motorie. E' una ex nuotatrice di livello agonistico che ha dovuto abbandonare i propositi di passare in nazionale per un infortunio ad una spalla conseguente ad una caduta dal motorino, che attribuisce alla stanchezza dopo un allenamento estenuante. Ha così potuto (e dovuto) convertire la sua esperienza agonistica nell'insegnamento presso alcune piscine di Livorno, sua città.

Decide di frequentare un master in Francia per specializzarsi nell'insegnamento ai bambini, sua passione da sempre, consapevole dell'importanza di acquisire tecniche e pratiche per tale fascia di età.

E' altresì consapevole che per un anno la sua relazione con Ettore sarà a distanza, il fidanzato ha difficoltà a spostarsi per via del lavoro nel negozio di frutta che ha con la propria madre ma Nadia sa che l'anno passerà in fretta.

Per molti mesi le cose vanno avanti bene, entrambi impegnati: Nadia nello studio ed Ettore nel negozio.

A Pasqua Nadia torna a Livorno per trascorrere alcuni giorni in famiglia e con Ettore. Avrebbero dovuto essere momenti sereni e gioiosi ma Nadia sente che Ettore è "assorto", lontano e piuttosto freddino nei suoi confronti.

Non se la sente di fare troppe domande ad Ettore, capisce che lui ha vissuto molto male la distanza ma occorre pazientare ancora qualche mese e lei potrà tornare a Livorno.

Una sera escono con comuni amici ed un ragazzo del gruppo fa una battuta infelice: "...Ettore spera che Nadia non veda il tuo cellulare...". Lei sente la battuta e non capisce bene ma ha un brutto presentimento.

Per farla breve alcuni giorni dopo, quando intravede sul cellulare di Ettore le notifiche di nuovi messaggi stavolta non sta zitta, lo incalza e pretende di leggere il contenuto. Ettore non vuole ed è chiaramente in difficoltà, cerca delle scuse che fanno infuriare ancor di più Nadia. Ne nasce un litigio che si conclude quando Ettore ammette di avere una storia con una ragazza del gruppo.

Nadia sente che il mondo le è caduto addosso, mai avrebbe potuto pensare una cosa del genere, scappa a casa e dopo un giorno torna a Nizza, fortemente motivata a concludere il suo master. Inizialmente si sente addosso una strana forza che l'aiuta a riprendere le lezioni, ma passate poche settimane mi contatta perchè dorme malissimo (quando riesce) e praticamente non sente più il bisogno di mangiare. Consulta un medico che le prescrive lo Xanax come ansiolitico e per dormire. Nadia prende lo Xanax solo due mesi  perchè vuole affrontare le sua angosce senza "la chimica", con maggiore consapevolezza di sè.

Il master sta per concludersi e Nadia non sa che fare: tornare a Livorno o dare un cambiamento radicale alla sua vita? Con questi interrogativi sullo sfondo lavoriamo assieme per alcuni mesi.

Per i più curiosi dirò che Nadia ha concluso brillantemente il master e nonostante un'offerta di lavoro qui in Costa Azzurra ha preferito trasferirsi in Quebec per specializzarsi ed insegnare nuoto a bambini autistici con la Terapia Multisistemica in Acqua. Ora sta molto meglio, in termini di sonno ed alimentazione, soprattutto ha iniziato una relazione con Silvan, un collega di lavoro canadese anch'egli ex nuotatore agonistico ed insegnante di nuoto per bambini ciechi ed ipovedenti.


P.S. Lo scritto è redatto nel rispetto del Codice della Privacy, GPDP -  Regolamento UE 2016/679.

 

 


 

 

 


 




Il cambio di scuola di Salvatore e Maria

Foto di Janko Ferlič su Unsplash

La famiglia di Salvatore e Maria si è trasferita l'anno scorso dalla Sicilia a Nizza per seguire il padre che ha trovato lavoro qui. Giuseppe, il padre, si è convinto a lasciare il paesino vicino Catania dato che il lavoro per lui, che è un valente muratore, ormai è sempre meno. Il fratello di Giuseppe vive e lavora da oltre dodici anni su Nizza e da molto tempo cerca di convincerlo a salire a Nizza per trovare un po' di stabilità lavorativa ed economica per tutta la famiglia.

Alla fine l'anno scorso la decisione è presa, trasferimento a Nizza con appoggio momentaneo presso il fratello per iniziare una nuova vita.

I due fratelli lavorano assieme per un'impresa edile apprezzata che, guarda caso, ha molto lavoro da italiani che risiedono nella costa.

Se Giuseppe può dire che già dopo pochi mesi le cose si stanno mettendo al meglio (meritatamente), la famiglia si ritrova in grave sofferenza sia per Salvatore che per Maria, i figlioli rispettivamente di 17 e 16 anni.

Potete immaginare lo choc emotivo per i due ragazzi, paracadutati a Nizza dal paesino siciliano, in scuole pubbliche con classi assai numerose e con una lingua che conoscono poco.

Maria piange quasi ogni giorno, Salvatore vorrebbe fare il "duro" ma sta molto male anche lui. I genitori vanno spesso a parlare con gli insegnanti per capire come aiutare al meglio i ragazzi ed anche per chiedere sommessamente di aiutare a scuola i loro figlioli in questa difficile fase di inserimento.

Non si sa bene perchè ma il "dialogo" tra i genitori e gli insegnanti è difficile, già la lingua è motivo di fraintendimenti, però la sensazione di Giuseppe e di Carmela è che ci sia dell'altro.

I due ragazzi prendono lezioni private di grammatica e conversazione francese e, come spesso per i giovani, in brevissimo tempo se la cavano piuttosto bene. Maria poi ha una pronuncia da fare invidia e, giustamente, ne è orgogliosa.

Consapevoli di ciò i genitori pensano che forse il peggio sia passato per i loro ragazzi che peraltro sono sempre diligenti a scuola.

Un giorno Giuseppe e Carmela vengono chiamati d'urgenza a scuola: Maria ha litigato con una compagna di classe durante la ricreazione, qualche spinta e l'altra ragazzina è caduta a terra tra urla e pianti.

Hanno però la netta sensazione che l'episodio veda già la colpevole in Maria, l'altra giovane la vittima, gli italiani al solito "casinari" e pronti a difendere sempre e comunque i figli!

Addirittura i genitori e Maria devono recarsi dalla Direttrice che non perde occasione per una filippica un tantino "razzista". 

Siccome la versione di Maria è ben diversa da come sembra la ricostruzione "ufficiale" che è molto punitiva nei suoi confronti, tanto che viene consigliato di consultare lo psicologo della scuola e viene fissato un rdv.

I genitori sono preoccupati che Maria sia dichiarata colpevole senza appello e mi contattano.

Li vedo in fretta, genitori e Maria, che è tutto fuorchè una ragazzina violenta ma dolcissima ed introversa.

Mi offro di andare con loro al rdv con lo psicologo e con la Direttrice, previo assenso della scuola, ovviamente. Alla scuola accettano, spostano il rdv alcune volte (forse sperano io non possa partecipare).

Viene il gran giorno: mi ritrovo davanti una Direttrice molto "affaticata" (direi in burn-out) ed un giovane psicologo neanche trentenne. All'inizio il collega è "piuttosto aggressivo" nei miei confronti, ovviamente gli da fastidio la mia presenza (e sin qui è umanamente comprensibile). Preso dal suo ruolo dice che Maria ha litigato spesso con le compagne dato che ha una personalità aggressiva come si evince dal test proiettivo.

Da vecchio psicologo chiedo quale test abbia utilizzato per tale "severa" diagnosi su Maria. Mi indica il 16 PF test di Cattell e mi chiede se lo conosco. Il destino a volte è bizzarro: tanti anni fa all'Università di Milano ho lavorato a lungo con il Prof. Marcello Novaga, docente universitario di Psicologia e curatore della versione italiana del 16 PF di Cattell. E' un test che conosco benissimo, ho ancora gli appunti di Novaga, le sue osservazioni e le migliorie al test stesso. Racconto loro ciò e chiedo di vedere le risposte e la relativa sintesi per confermare o meno la "diagnosi" del giovane collega. Imbarazzo dello psicologo e della Direttrice, non sanno che dire...

La faccio breve, dopo lo scambio "agacé" tra psicologi abbiamo cominciato a parlare davvero di Maria, ragazzina che ha dovuto affrontare un cambiamento emotivamente così difficile, certo non con l'attenzione che poteva e doveva ricevere. Il clima del colloquio è cambiato, dalla contrapposizione siamo passati al chiederci come aiutare Maria. La scuola ed i genitori non sono in contrapposizione, non è una disputa sulla pelle di Maria!

Il rdv era partito male ma con un po' di umiltà e di saggezza (di tutti) ci siamo chiesti come aiutare Maria nel breve e medio periodo, che è la cosa davvero importante.

N.B. Uscendo dal rdv ho detto in italiano al collega (che ha capito benissimo...): "...Prima di sparare diagnosi cliniche su Maria è bene usare cautela e prudenza..."

 


P.S. Lo scritto è redatto nel rispetto del Codice della Privacy, GPDP -  Regolamento UE 2016/679.