CLONIT : il primo test certificato per il Coronavirus

“CLONIT quanty COVID 19 CE-IVD” é un Kit Diagnostico marcato CE-IVD e completamente made in Italy, dalla ricerca e sviluppo alla produzione, per individuare in poco meno di due ore il virus che sta flagellando l’Italia.
I Kit Clonit possono essere utilizzati nei laboratori di analisi di ospedali pubblici e strutture private autorizzate.
Di Fabio Montobbio ©L'Innovatore
Photo : © L'innovatore





Diagnosi certa e in tempi rapidi. I clinici hanno trovato in CLONIT quanty COVID 19 CE-IVD uno strumento in grado di evidenziare in tempi record una diagnosi differenziale affidabile con la determinazione della “carica virale” così da indirizzare rapidamente alla terapia più adeguata, e poter seguire il follow up del paziente.
Con queste specificità Clonit ha effettuato la validazione del test in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano – nei Laboratori della Clinica Malattie Infettive-Ospedale Sacco- Prof. Massimo Galli e nel Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute – Laboratorio di riferimento per la sorveglianza delle infezioni respiratorie – Prof.ssa Elena Pariani ed ha annunciato che il test quanty COVID-19 CE-IVD viene reso disponibile ai laboratori degli ospedali centri di riferimento per la lotta all’epidemia sia in Italia che all’estero.
Società italiana biotech attiva dal 1987 nella ricerca e sviluppo di sistemi diagnostici di biologia molecolari e titolare di brevetti internazionali, Clonit ha, così, realizzato un kit diagnostico pronto all’uso che, per facilità di utilizzo e qualità operativa, è sviluppato per essere utilizzato sugli analizzatori già presenti nei laboratori di analisi degli ospedali e delle realtà private autorizzate: un contributo per decentralizzare l’analisi dei campioni biologici dei sospetti contagiati e accelerare le tempistiche di intervento nella gestione dell’epidemia.
“Questo è il nostro piccolo contributo al Paese Italia”, afferma il Dr. Carlo Roccio, Presidente di Clonit.

Come funziona
“Il procedimento è completo per analizzare un campione biologico prelevato con un tampone, si compone di due momenti: l’estrazione dell’RNA del virus e la sua amplificazione” spiega il Dr. Carlo Roccio. “L’iniziale procedura di estrazione dell’RNA del virus dal campione biologico esaminato è fondamentale per evitare falsi negativi e richiede meno di 60 minuti. Il successivo passaggio consiste nell’amplificazione che porta a scoprire la presenza e la quantità del virus.
La tempistica per effettuare le analisi con CLONIT quanty COVID 19, deve essere valutata sull’intero processo: con il nostro kit diagnostico in meno di due ore per l’intero procedimento un ospedale può effettuare nei suoi laboratori il test sui tamponi a sua disposizione. Ci teniamo a sottolineare che il Kit è stato realizzato secondo le linee guida del CDC, Centers for Disease Control and Prevention (www.cdc.gov/).
Abbiamo analizzato diverse regioni del genoma virale e studiato le sequenze virali al momento disponibili per realizzare un test affidabile e soprattutto utile al Clinico. Come sempre, quando avremo evidenza da parte degli Organismi di Controllo  (WHO) di eventuali mutazioni dei ceppi virali ci metteremo subito all’opera per ricalibrare il test in conformità ad essi”.
Il metodo molecolare denominato RT-PCR (Reazione a Catena della Polimerasi Tempo Reale) consente l’identificazione di agenti patogeni attraverso l’amplificazione del DNA o RNA dei microrganismi, è un esempio della nuova frontiera della diagnostica rapida e sicura. Attraverso le informazioni ottenute  con la Real Time PCR si può ricavare un dosaggio quantitativo del microrganismo per seguire l’evoluzione della terapia anti-virale e implicitamente il follow up del Paziente”.
l kit Clonit rispetta le linee guida raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) tra cui quelle tese a limitare l’impatto di mutazioni future del virus.
La standardizzazione dei processi di produzione, il rigoroso controllo sulle materie prime e sui prodotti finiti e i controlli incrociati in laboratori di riferimento esterni hanno reso Clonit in grado di ottenere i più alti standard di qualità: è certificata ISO 9001:2008 e ISO 13485:2003.


L’esperienza di Clonit nella gestione delle epidemie
La Società, che ha sede a Milano, ha sviluppato importanti test per diverse malattie infettive: nel 2001 è stata la prima a definire come identificare il bacillo dell’antrace e nel 2014 ha partecipato ad un progetto Europeo Horizon 2020 per la creazione di un test veloce e sensibile per il Virus Ebola, nel quale a rappresentare l’Italia c’erano l’Istituto Spallanzani, Emergency e Clonit.
Nel 2018 ha realizzato una soluzione, ancora oggi unica, per la diagnosi di West Nile Virus ed Usutu in multiplex. Nel 2019 ha messo a punto un test per identificare infezioni tropicali come Zika e, in piena emergenza Dengue, Clonit ha sviluppato in pochissimo tempo il kit per la sierotipizzazione in Real Time dei 4 ceppi, caratteristica fondamentale per la stratificazione dei pazienti e del rischio.
Di Fabio Montobbio ©L'Innovatore

Al link https://www.clonit.it/en/research-and-development/scientific-references-and-medical-publication/  alcune referenze scientifiche della società.

Guida anti-stress per i cittadini a casa

Opuscolo pubblicato dal Consiglio Nazionale Ordine Psicologi per tutti noi in quarantena a casa


Photo © CNOP


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CORONAVIRUS: comunicare in presenza di bambini. Ci guardano, ci osservano e ci chiedono


immagine articolo CORONAVIRUS: comunicare in presenza di bambini. Ci guardano, ci osservano e ci chiedono
Video: Ordine Psicologi della Lombardia
In queste ore di continue informazioni e discussioni sul Coronavirus non dobbiamo dimenticare che il mondo dei nostri bambini si intreccia inevitabilmente con quello degli adulti.
È dunque dovere di tutti noi, non solo dei genitori, porre attenzione per rispettare e orientare chi ha meno strumenti per comprendere la complessità della situazione e rischia di subire un carico di ansie eccessive.

Come Ordine degli Psicologi della Lombardia, desideriamo offrire alcune riflessioni e indicazioni su come rivolgerci ai bambini:

- è importante dare un senso alla mobilitazione pubblica ma soprattutto a quelle modifiche che per loro sono importanti : la chiusura delle scuole, degli asili, l’impossibilità di recarsi in luoghi di svago a loro cari; - i bambini comprendono ciò che comunichiamo beneficiando di un linguaggio adeguato alla loro età ma soprattutto traggono informazioni dal nostro stato emotivo e dalla modalità con la quale trasmettiamo notizie. È quindi importante dare informazioni chiare e semplici senza agitarsi; non bisogna semplificare ma piuttosto si deve articolare con un linguaggio semplice e con esempi e soprattutto delle buone metafore;

- non usate percentuali e dati perché sappiamo bene che esistono distorsioni nella comprensione dei dati anche per gli adulti;

- educate i bambini alla corretta informazione e a seguire le istruzioni date dagli organi istituzionali;

- può essere utile spiegare loro che i medici e gli scienziati si stanno adoperando per trovare una cura ad una malattia nuova che è un po’ come l’influenza e che nell’attesa si possono godere qualche giorno di vacanza.

Ecco infine un simpatico video tratto da Biancaneve e i sette nani, che può aiutare a comunicare ai più piccoli l’importanza di lavarsi le mani

https://www.youtube.com/watch?v=NcbXqSR1LmA

Fonte: Ordine degli Psicologi della Lombardia 








COLLOQUI PSICOLOGICI GRATUITI SULL'EMERGENZA CORONAVIRUS, VIA SKYPE

Photo: Ordine Psicologi Lombardia

COLLOQUI PSICOLOGICI GRATUITI VIA SKYPE


In questo difficile momento, su indicazione del CNOP, Consiglio Nazionale Ordine Psicologi e dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia, offro la possibilità di un colloquio gratuito via Skype, in riferimento all'emergenza coronavirus. 

E' sufficiente inviare una mail a: massimofelici52@gmail.com per concordare giorno ed orario.

Skype: maxfelix52













Cari amici francesi...

E si, cari amici francesi, dopo avere preso in giro noi italiani, talvolta con garbo, talvolta in modo offensivo, ora fate anche voi i conti con il virus...
Premetto che desidero solo fare delle considerazioni antropologiche e psicologiche, senza toccare aspetti sanitari, politici ed economici, che molto meglio di me saranno espressi da autorevoli commentatori italiani e francesi.

Photo presa dalla Tv
Lunedi mattina, esco per fare un po' di spesa (latte, pane e verdura) nei piccoli negozi di prossimità dato che non amo i centri commerciali ed i supermercati. Oltretutto si può parlare con i titolari, condividere le preoccupazioni e (anche) sorridere. Ovviamente ad un metro di distanza.
Fin qui bene, le persone che incrocio sono silenziose, sembrano assorte ma tant'è.
Mi reco quindi in farmacia, sbarramento a tre metri dai banconi, fila composta di una decina di persone. Una signora con mascherina che deve uscire dalla farmacia, rabbiosamente fa spostare tutta la fila perché nessuno le sia troppo vicino quando varcherà la porta. Tutti noi ci scansiamo per farla passare, si ferma e dice qualcosa riferito agli italiani... Capisco che ci considera degli indisciplinati che se ne fregano delle regole. Mi scuso per gli italiani (chissà perché mi sento di rappresentarli), ma le dico che dopo avere fatto uscire di casa milioni di cittadini per votare domenica, è quantomeno bizzarro poi chiedere lunedi di restare a casa per fermare il virus!
Infatti. Questa è la cosa che più stupisce, nemmeno da noi i politici più attaccati alla poltrona (cadrega in milanese), avrebbero fatto una cosa del genere. Oltretutto per Macron questa forzatura si è rivelata poco premiante nelle città importanti, in termini di voti, vista la scarsissima affluenza (ma dai...). Ora si parla di rinviare i ballottaggi che dovrebbero tenersi domenica prossima. Ma no, propongo di fare il secondo turno domenica, in pieno picco dell'epidemia così ci ingrazieremo il virus che, preso da pietà per la umana stupidità, lungi dal dare il colpo di grazia, ci lascerà in pace.
Più seriamente sono molto dispiaciuto per i francesi (ed anche gli spagnoli, gli inglesi, ecc.) che pur avendo otto-dieci giorni di vantaggio sull'impennata dei casi di contagio, ed avendo ben chiaro cos'è accaduto in Italia, che ha una sanità di eccellenza e medici assai preparati, si sono lasciati prendere in contropiede.
Oggi al telegiornale delle 13 il Prof. Philippe Juvin, Chef du Service des Urgences dell'Hôpital Georges Pompidou di Parigi ha detto con chiarezza le stesse cose sentite dire dai nostri medici in prima linea in Italia: problemi per il triage, casi in vertiginosa crescita, mancanza di letti per i casi difficili soprattutto nelle rianimazioni, respiratori non sufficienti, bisogno urgente di creare spazi ulteriori per ricoveri di gran numero di pazienti.
Praticamente le stesse parole dei nostri sanitari, cui va il nostro ringraziamento affettuoso.
A giorni la Francia sarà come l'Italia, però con la consapevolezza che in alcuni giorni, anziché sottovalutare la situazione, avrebbero potuto (umilmente) darsi da fare per attrezzare e rinforzare strutture, assumere medici ed infermieri, dare norme forti e chiare di comportamento alla cittadinanza (e verificare il rispetto), bloccare il più possibile la circolazione delle persone e quindi, del virus.
Ma noi italiani siamo sempre un passo avanti alle disgrazie. E' secoli che ci facciamo i conti, nel bene e nel male. E allora ben vengano i concerti dalle finestre, che tutti noi abbiamo visto alla televisione, in svariate città italiane. L'ho proposto anche ai vicini italiani del nostro palazzo e, dato che siamo tutti milanesi di origine, dovremmo cantare "O mia bela Madunina",
Stiamo a casa tutti, contiamo sui bravi medici francesi che ora si stanno trovando anche loro in prima linea a combattere la violenta diffusione del virus, e... sulla fortuna.
Per pietà (antropologica) non ho commentato il raduno dei Puffi di pochi giorni fa e la festa dei supporter del PSG.





Vademecum psicologico coronavirus per i cittadini

Vademecum psicologico coronavirus per i cittadini – Perché le paure possono diventare panico e come proteggersi con comportamenti adeguati, con pensieri corretti e emozioni fondate


Questo breve vademecum non vuole essere esaustivo né sostituirsi ad un aiuto professionale. E’ un contributo per riflettere ed orientare al meglio i nostri pensieri, emozioni e comportamenti – individuali e collettivi – di fronte al problema Covid-19. Pochi minuti del vostro tempo per una lettura che ci auguriamo possa esservi utile.

David Lazzari – Presidente CNOP – 26 febbraio 2020

La paura è un’emozione potente e utile.  E’ stata selezionata dall’evoluzione della specie umana per permettere di prevenire i pericoli ed è quindi funzionale a evitarli.
La paura funziona bene se è proporzionata ai pericoli. Così è stato fino a quando gli uomini avevano esperienza diretta dei pericoli e decidevano volontariamente se affrontarli oppure no.
Oggi molti pericoli non dipendono dalle nostre esperienze. Ne veniamo a conoscenza perché sono descritti dai media e sono ingigantiti dai messaggi che circolano sulla rete. Succede così che la paura diventi eccessiva rispetto ai rischi oggettivi derivanti dalla frequenza dei pericoli. In questi casi la paura si trasforma in panico e finisce per danneggiarci.
Facciamo un esempio: dopo l’11 settembre il panico degli statunitensi per il volo in aereo fu tale che molti decisero di spostarsi in macchina. Nel periodo successivo sulle strade morì il doppio delle persone rispetto a quelle che viaggiavano sugli aerei catturati e abbattuti dai terroristi. Il panico si era tradotto in scelte individuali controproducenti che, aggregate, divennero un danno collettivo.
Si ha più paura dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi, e la diffusione del Coronavirus ha proprio queste caratteristiche.
A tutt’oggi, i decessi per influenza non da Coronavirus sono molto più frequenti. Di questi però non si ha paura perché ci siamo abituati a tal punto che molti italiani ignorano addirittura i benefici, in chiave preventiva, dei vaccini. Si ripete la differenza tra la paura dei voli in aereo e la scelta volontaria e sotto il nostro controllo di guidare un’automobile.
Per evitare che le paure siano sproporzionate e creino forme di ansia individuale e di panico collettivo proponiamo di condividere un “decalogo antipanico”. Alcune “chiavi di lettura” che possono aiutarci ad evitare due errori possibili: sopravvalutare o sottovalutare (negare) il problema.

Decalogo anti-panico

1. Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo.
Il Coronavirus è un virus contagioso ma come ha sottolineato una fonte OMS su 100 persone che si ammalano 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi gestibili in ambiente sanitario, solo il 5 hanno problemi più gravi e tra questi i decessi sono circa la metà ed in genere in soggetti portatori di altre importanti patologie.
2. Non confondere una causa unica con un danno collaterale.
Molti decessi non sono causati solo dall’azione del coronavirus, così come è successo e succede nelle forme influenzali che registrano decessi ben più numerosi.  Finora i decessi legati al coronavirus sono stimati nel mondo sono cento volte inferiori a quelli che si stima causi ogni anno la comune influenza. E tuttavia questo 1% si aggiunge ed è percepito in modo diverso dai “decessi normali”. Finora nessuno si preoccupava di una forte variabilità annuale perché tutti i decessi venivano attribuiti all’influenza “normale”: nell’ultima stagione influenzale sono scomparsi 34.200 statunitensi e, l’anno prima, 61.099.
3. Se il panico diventa collettivo molti individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di far calare l’ansia, e questo può generare stress e comportamenti irrazionali e poco produttivi.
4. Farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi.
5. Pur di fare qualcosa, spesso si finisce per fare delle cose sbagliate e a ignorare azioni protettive semplici, apparentemente banali ma molto efficaci (cfr. elenco qui sotto).
6. In linea generale troppe emozioni impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni.
7. E’ difficile controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo.
8. Questa semplice figura permette di vedere la paura del coronavirus in prospettiva.

La figura mostra nella parte superiore i pericoli di cui si ha più paura di quanta se ne dovrebbe avere. In questi casi l’indignazione pubblica può suscitare panico e, di conseguenza, ansie sproporzionate e dannose. Nella parte inferiore, al contrario, ci sono i pericoli a cui siamo abituati e che non provocano paure.
La sproporzione tra le aree dei due cerchi mostra quanta differenza c’è tra paure soggettive e pericoli oggettivi.
(Fonte: Paolo Legrenzi, A tu per tu con le nostre paure. Convivere con la vulnerabilità, Il Mulino, 2019).
9. La figura mostra il fenomeno delle paure nel loro complesso: l’indignazione pubblica sui media accentua alcune paure, come quelle per gli attacchi terroristici e i criminali armati, e induce a sottovalutare altri pericoli oggettivi a cui siamo abituati. Le caratteristiche del panico per coronavirus lo avvicinano ai fenomeni improvvisi e impressionanti che inducono panico perché sollevano l’indignazione pubblica.
10. Siamo preoccupati della vulnerabilità nostra e dei nostri cari e cerchiamo di renderli invulnerabili. Ma la ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è contro-producente perché ci rende eccessivamente paurosi, incapaci di affrontare il futuro perché troppo rinchiusi in noi stessi.

Tre buone pratiche per affrontare il coronavirus

1. Evitare la ricerca compulsiva di informazioni.

Abbiamo visto che è normale e funzionale, in chiave preventiva, avere paura davanti ad un rischio nuovo, come l’epidemia da coronavirus: ansia per sé e i propri cari, ricerca di rassicurazioni, controllo continuo delle informazioni sono comportamenti comprensibili e frequenti in questi giorni. E tuttavia la paura si riduce se si riflette sul suo rapporto con i pericoli oggettivi e quindi si sa con chiarezza cosa succede e cosa fare.

2. Usare e diffondere fonti informative affidabili.

E’ bene attenersi a quanto conosciuto e documentabile. Quindi: basarsi SOLO su fonti informative ufficiali, aggiornate e accreditate.
Al Ministero della Salute, alla Protezione Civile, e al Sistema sanitario nazionale e regionale lavorano specialisti esperti che collaborano per affrontare con grande rigore, attenzione e con le risorse disponibili la situazione in corso e i suoi sviluppi.

3. Un fenomeno collettivo e non personale.

Il Coronavirus non è un fenomeno che ci riguarda individualmente. Come nel caso dei vaccini ci dobbiamo proteggere come collettività responsabile. I media producono una informazione che può produrre effetti distorsivi perché focalizzata su notizie in rapida e inquietante sequenza sui singoli casi piuttosto che sui dati complessivi e oggettivi del fenomeno. E’ importante tener conto di questo effetto.

Dopo i pensieri e le emozioni, i comportamenti

L’Istituto Superiore di Sanità indica semplici azioni di prevenzione individuale.
Eccole qui riassunte:
  • Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute.
  • Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l’infezione.
  • Bisogna lavarsi le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 20 secondi, fino ai polsi. Se acqua e sapone non sono a portata di mano, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol con almeno il 60% di alcol.
  • Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non lavate.
  • Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci; usa fazzoletti monouso.
  • Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate.
  • Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico.
  • Contatta il numero verde 1500 se sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni e hai febbre o tosse.
  • Se stai male e hai sintomi compatibili con il Coronavirus, contatta telefonicamente il tuo medico di base o il 118, senza recarti direttamente in ambulatorio o in Pronto Soccorso (per ridurre eventuali rischi di contagio a terzi o al personale sanitario).
  • Rispetta rigorosamente solo i provvedimenti e indicazioni ufficiali delle Autorità di Sanità Pubblica: sono una tutela preziosa per te e per tutti.
L’uso regolare di queste azioni elementari riduce significativamente i rischi di contagio per sé, chi ci è vicino e la collettività tutta.

A chi si deve badare nella marea delle notizie

E’ stata chiamata “infodemia” il contagio e la diffusione delle notizie: guardando la tv, aprendo i giornali o andando in rete si viene sommersi da una marea di informazioni di ogni tipo sul Coronavirus: veri esperti e finti esperti, specialisti improvvisati, persone che riportano il “sentito” dire o il “sentito” letto. In questo campo ragionare con il “buonsenso” porta a conclusioni spesso errate.
Va bloccato o ignorato uno stato di “allarme psicologico permanente” che si traduce in “indignazione pubblica”. Si tende così a aumentare la percezione dei rischi e siamo spinti a cercare ossessivamente informazioni più rassicuranti. I media però sono fatti per attirare l’attenzione e ci espongono per lo più a cronache allarmanti facendo cresce la sproporzione tra pericoli oggettivi e paure personali.
Conclusione: riduci la sovraesposizione alle informazioni dei media. Le semplici informazioni sopra riportate sono sufficienti. Una volta acquisite le informazioni di base su che cosa succede e che cosa fare, è sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti affidabili sopra indicate.
Si hanno così tutte le informazioni necessarie per proteggersi, senza farsi sommergere da un flusso ininterrotto di “allarmi ansiogeni”. E’ bene proteggere anche i bambini. Se ci interrogano, daremo sempre la nostra disponibilità a parlare serenamente di quello che possono aver sentito e li spaventa correggendo un quadro statisticamente infondato.
E’ meglio non esporli alle informazioni allarmistiche di cui sopra.

Agisci collettivamente per un fenomeno collettivo

Anche se tu ti sei fatto un’idea corretta del fenomeno e non provi alcuna paura infondata, è bene cercare di aiutare gli altri raccontando in parole semplici il nostro decalogo e le raccomandazioni qui elencate.
Devi supplire cioè all’indignazione e panico pubblici suscitati da molti canali media e social fornendo le semplici informazioni sopra indicate e ragionando con calma e pazienza invece di ignorare o, peggio, disprezzare chi non sa e si rifiuta di pensare.
Bisogna ricordarsi delle parole di Alessandro Manzoni in relazione alla peste di Milano del Seicento: “Il buon senso se ne stava nascosto per paura del senso comune”.
Andiamo a scalzare il senso comune ma non con il buon senso di Manzoni ma con la scienza e la razionalità. La psicologia permette di capire in modo razionale anche quel che non si presenta come tale ma che va capito e rispettato.
Agire tutti in modo informato e responsabile e aiutarsi reciprocamente a farlo, aumenta la capacità di protezione della collettività e di ciascuno di noi.

Non ti vergognare di chiedere aiuto

Se pensi che la tua paura ed ansia siano eccessive e ti creano disagio non avere timore di parlarne e di chiedere aiuto ad un professionista.  Gli Psicologi conoscono questi problemi e possono aiutarti in modo competente.
Tutti possiamo avere necessità, in certi momenti o situazioni, di un confronto, una consulenza, un sostegno, anche solo per avere le idee più chiare su ciò che proviamo e gestire meglio le nostre emozioni, e questo non ci deve far sentire “deboli”.
Non è debole chi chiede aiuto per aumentare le proprie risorse e quelle dei suoi cari.

(Ringraziamo il Prof. Paolo Legrenzi, docente emerito di psicologia all’università Ca’ Foscari di Venezia ed esperto di psicologia delle emozioni e delle decisioni, per la collaborazione).

L'amore ai tempi del coronavirus


Photo: Corriere Romagna
Prendo spunto dalle parole di Marco Casa che, giustamente, ci ricorda che siamo bersagliati da una marea di informazioni da parte di addetti ai lavori: medici, virologi, epidemiologi, veterinari (che la sanno lunga sui coronavirus), per finire ai politici di ogni "ordine e grado". Politici che, a mio avviso, hanno fatto più danni che altro, taluni per ingenuità, altri solo per mettersi in mostra...
Di fatto quando avvengono fenomeni di grande portata come gli attacchi terroristici, i terremoti o le epidemie, si parla di isteria collettiva, psicosi, reazioni abnormi ed ingiustificate. Vero è che alla sovrabbondanza di "informazioni", dibattiti, approfondimenti, notizie aggiornate ogni minuto, non corrisponde dal punto di vista emotivo una altrettanto netta consapevolezza e percezione del rischio nei confronti dell'evento che ci colpisce.
Possiamo sapere tutto sui numeri del coronavirus nel mondo, seguire telegiornali di vari paesi ma... ritrovarci ad essere ancora più spaventati ed angosciati.
Questo perché la percezione oggettiva di un evento non coincide quasi mai con la percezione soggettiva, quindi emotiva dell'evento stesso.
Classico esempio è dato dal volare: tutti sappiamo (ed i numeri lo confermano) che è molto più pericoloso viaggiare in auto che in aereo, però moltissime persone viaggiano in auto e mai salirebbero su un aereo.
Il dato oggettivo è come un disegno in bianco e nero, lo vediamo bene però sembra bi-dimensionale. Lo stesso disegno a colori acquista profondità di campo e spessore ed è ciò che percepiamo tramite le nostre emozioni.
Nella nostra mente abbiamo depositate "immagini" che però sono strettamente connesse a delle emozioni relative, ad esempio, alle nostre esperienze e ad episodi del passato vissuti in prima persona o riportati da altri. La stretta connessione immagine-emozione ci serve come archivio per tentare di leggere la realtà che dobbiamo affrontare, talvolta in modo improvviso e non atteso.  
Tutto ciò vale anche per la percezione di un qualunque rischio, dal volare, viaggiare in auto, fare del paracadutismo, buttarsi dal ponte con l'elastico.
Ad esempio: correre in auto o moto è rischiosissimo, ma è associato ad adrenalina pura, una forma di sfida temeraria dell'uomo e quindi connotata positivamente. 
Il virus, parola latina che significa veleno, non è connotato positivamente, di virus si muore e poi non si vede che diavolo è. Veniamo martellati dal fatto che l'influenza ha ucciso ed uccide molte più persone del coronavirus, dati noti e incontrovertibili ma... Attenzione alle parole: ci si ammala di influenza ma si viene contagiati dal virus. Ammalarsi è una cosa, essere contagiati ci appare molto più pericoloso ed angoscioso. Sempre di virus si tratta ma la percezione del rischio non è la stessa. 
Pensate anche al potere dei mass-media, più parlano di un evento più lo percepiamo attuale, incombente e, nel caso del coronavirus, angoscioso e che ci vede quasi impotenti.
Esperienza personale: mercoledi scorso sono stato a Ventimiglia per delle pratiche tra banca e posta. Treno in arrivo a Ventimiglia quasi deserto ed i negozi, di solito affollati dai nostri amici francesi, quasi vuoti. Una desolazione. Ad un certo punto in una stradina vedo un'assembramento di persone, incuriosito vado a vedere. Ebbene la coda di francesi sin dalla strada era per la tabaccheria, per l'acquisto di stecche di sigarette... 
La voglia di fumare è tale che il tabacco è più forte della paura del coronavirus!

In conclusione: inutile fare gli spavaldi e negare il rischio, occorre prendere semplici precauzioni, seguire con attenzione l'evolversi della situazione ed agire di conseguenza. Ci sentiamo spesso onnipotenti psicologicamente e confidiamo nella scienza e nella tecnica.  Ebbene questi eventi ci fanno sentire piccoli e indifesi di fronte a qualcosa che non vediamo e sentiamo. Un attacco al nostro narcisismo che però potrebbe aiutarci a ritrovare una sana umiltà ed umanità.