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Chiara ha 28 anni e Luca 30. Si sono conosciuti a Milano ove si erano trasferiti dal sud Italia per gli studi. Descrivono il loro incontro “magico” e fonte di grande serenità e gioia. Stanno assieme da cinque anni e convivono da tre, Chiara è grafica freelance e Luca fisioterapista. Un amico di Luca lo convince a trasferirsi a Nizza ove avrà sicuramente ottime prospettive di lavoro, mentre Chiara che lavora on-line potrà continuare senza problema anche a distanza.
Il primo anno a Nizza li vede soddisfatti della scelta, cominciano a conoscere tanti altri italiani, come loro trasferitisi alla ricerca di un lavoro più gratificante.
Poi qualcosa si “rompe” tra di loro. La coppia si presenta in consultazione su iniziativa di Chiara, che riferisce un progressivo allontanamento affettivo e una sensazione di vuoto nella relazione. Luca accetta di partecipare, pur manifestando scetticismo e una certa difficoltà a riconoscere la dimensione emotiva del disagio.
Entrambi riportano un momento “pesante” caratterizzata da difficoltà comunicative, calo del desiderio e sentimenti di incomprensione reciproca.
Chiara riferisce di “Non sentirsi più vista né desiderata”, mentre Luca lamenta “Continue richieste e tensioni” che lo portano a ritirarsi. La (dolorosa) domanda esplicita della coppia è comprendere se “Ha ancora senso restare insieme”, ma sul piano implicito emerge un bisogno di riconoscimento e validazione reciproca, spesso agito attraverso modalità difensive.
Durante le prime sedute si evidenzia una dinamica interattiva complementare: Chiara tende a occupare la posizione di chi ricerca contatto e conferme affettive, mentre Luca assume un atteggiamento di distacco e razionalizzazione.
Anche il linguaggio corporeo della coppia rifletta tali polarità: Chiara è protesa in avanti, con tono di voce carico di urgenza emotiva; Luca è più composto, spesso distoglie lo sguardo, e parla in modo contenuto, talvolta difensivo.
Il dialogo è frequentemente interrotto da incomprensioni che riattivano nel campo relazionale un clima di frustrazione. Si percepisce nella stanza una tensione oscillante tra desiderio di fusione e timore di invasione, che viene letta come espressione di un conflitto di fondo relativo ai bisogni di attaccamento e autonomia.
Appare chiaro che i due giovani si “lanciano addosso” difficoltà legate alle rispettive vicende familiari senza averne chiara comprensione. Entrambi sentono di avere ragione ed il tutto non fa che allontanarli pur con tutta la sofferenza che comporta il solo pensiero di lasciarsi…
Lavoriamo con Chiara sul proprio bisogno di contenimento e sicurezza, che esprime in forma di rimprovero o richiesta controllante nei confronti di Luca, che si sente “attaccato” e non percepisce la sofferenza di Chiara all’origine di tale comportamento.
Chiara ci racconta la sua esperienza infantile di avere avuto a che fare con una madre emotivamente imprevedibile, in cui la ricerca di vicinanza veniva vissuta con ambivalenza, paura e delusione. Da qui il suo profondo timore di “perdere” Luca che la porta ad agire aggressivamente nei suoi confronti, anziché esprimere il proprio bisogno di rassicurazione e la sua paura.
Luca, dal canto suo, esprime un modello relazionale di ritiro difensivo, legato ad una madre vissuta come intrusiva e ad un padre poco presente, che lo hanno portato a costruire un Sé autonomo a costo di un forte controllo affettivo ed emotivo.
Portare a livello consapevole le due dinamiche psicologiche che Chiara e Luca che si proiettano l’uno verso l’altra permette di cogliere la sofferenza di entrambi piuttosto che la sola parte aggressiva, richiedente, esigente o sfuggente.
Il conflitto inconscio della coppia può essere descritto come lo scontro tra due fantasmi relazionali: quello di Chiara, che teme l’abbandono, e quello di Luca, che teme l’invasione. Le rispettive difese — l’agito relazionale di tipo fusionale di Chiara e il ritiro evitante di Luca — mantengono il legame, ma ne impediscono la crescita.
Ma Chiara e Luca come sappiamo in cuor loro desiderano salvare la coppia. É che non sanno come fare dato che non riescono ancora a riconoscere ciò che li lega veramente e ciò che li allontana.
Ovviamente non é facile per i due giovani comprendere appieno queste dinamiche, capire che ognuno di loro ha bisogni, paure e desideri da esprimere e non vale il discorso del “Chi ha più ragione”…
Il lavoro terapeutico continua e le sedute successive sono all’insegna di una maggiore consapevolezza per entrambi, riconoscimento dei bisogni e desideri reciproci ed “abbassamento” delle difese e dei momenti di tensione dovuti ai “fraintendimenti”.
Chiara riesce a riconoscere la propria ansia di separazione come parte della sua storia personale e non come conseguenza diretta del comportamento di Luca.
Luca, dal canto suo, comincia a verbalizzare la paura di “essere invaso” e di “non avere spazio per sé”, comprendendo come il suo silenzio sia un modo per evitare la perdita di controllo.
Il clima relazionale si fa più tollerante: la coppia riesce a confrontarsi senza attivare immediatamente il ciclo di attacco-ritiro. Il desiderio reciproco sembra riemergere come espressione di un incontro meno difensivo.
Il caso di Chiara e Luca evidenzia la difficoltà, tipica di molte coppie giovani contemporanee, di integrare i bisogni di autonomia e di dipendenza all’interno di una relazione stabile.
La terapia ha mostrato che la crisi non era segno di disamore, ma manifestazione di un conflitto evolutivo tra il desiderio di fusione e la paura di annullamento, riattivato da antichi modelli familiari .
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