Cibo e cultura


Il rapporto con il cibo è basilare per l’essere umano, sia dal punto di vista propriamente nutritivo che culturale ed emotivo.
Il latte, sia materno che del biberon, che è il suo sostituto, è il primo cibo con il quale il bambino prende contatto nella sua vita. E’ un cibo assolutamente privilegiato dato che adempie a varie funzioni: non solo nutre, ma attorno ad esso viene organizzato il rapporto con la madre, a cominciare dal pianto dovuto alla fame ed alla soddisfazione successiva all’essere stato nutrito, e per il tramite della nutrice stessa, indirettamente in rapporto a tutto il resto del mondo.
Possiamo dire che il bambino è soddisfatto dal latte che assume, tanto quanto dal rapporto con la madre che lo nutre.
Proprio tale funzione materna introduce il bambino in un mondo che ha un certo tipo di funzionamento, dove vi sono giorni e notti, degli orari, dei momenti per il gioco, per il sonno e per il cibo. Vale a dire che la madre adempie ad una funzione nutritiva, ma soprattutto di mediazione culturale e sociale.
Il valore sociale del cibo è parte importante della tradizione culturale dei popoli, si trasmette da una generazione all’altra e conforma un tratto di identità. Di fatto molti rituali religiosi, e non, includono cibi e bevande. I festeggiamenti di solito hanno luogo attorno ad una tavola ricca di cibo. L’importanza del banchetto (convivio) è innegabile, la tavola familiare costituisce un luogo fondamentale di incontro, di scambio e di legame affettivo.
Possiamo dire che il cibo è così pervasivo nella nostra vita e nella nostra cultura da costituire un “organizzatore emotivo” insostituibile con cui noi tutti dobbiamo fare i conti, bene o male.
E’ risaputo che in un viaggio in India o Estremo Oriente perderemo peso, in un viaggio negli USA prenderemo peso; per fare contente mamme e suocere prenderemo peso e… il migliore farmaco anti-depressivo è la cioccolata.
L’assunzione di cibo poi è strettamente connessa con il numero che la bilancia ci rimanda: il peso corporeo, gioia per molti o tormento forse per i più…
Del resto ciascuno di noi ha avuto, o ha, momenti conflittuali con il cibo o con particolari tipi di alimenti, senza che in ciò si possa ravvisare un qualche sintomo o patologia non meglio definita.
Tali momenti spesso sono strettamente legati a situazioni emotive e familiari, di fronte a cambiamenti attesi o meno nella nostra vita. E’ esperienza comune che le pene d’amore fanno perdere peso, il matrimonio invece fa prendere peso, una figlia/o che non mangia fa arrabbiare tanto la mamma e conferma la natura sovversiva del digiuno in ogni comunità umana.
Del resto è risaputo che con lo “sciopero della fame” ci si vuole sottrarre al carceriere, al padrone, al potere… spesso ravvisato nella mamma o nella famiglia.
Se gettiamo uno sguardo sulla cultura del cibo ai nostri giorni, potremo fare alcune riflessioni interessanti. 
L’offerta di cibo è quanto mai varia, in termini di qualità (cibo regionale, nazionale o etnico) e quantità, ed aggiungerei di fruizione nel tempo: infatti è possibile mangiare (ora anche da noi in Italia) a qualunque ora del giorno e della notte.
Le coordinate culturali sembrano essere quattro: cibo genuino, etnico, “fast food” e  biologico.
I cibi genuini sono identificati come gustosi e semplici, a valenza regionale, soprattutto paste o riso, pesce e carni, insaccati, formaggi, latticini, il farro (il cibo dei legionari romani), lenticchie e funghi.
Il cibo etnico ha soprattutto valenza culturale, un po’ di tendenza, un po’ tanto per cambiare, ma non ha molta presa rispetto alle nostre cucine regionali forti e molto connotate.
Il “fast food” sull’esempio di McDonald’s è un cibo uguale in qualunque parte del mondo, calibrato e standardizzato sul modello culturale americano. E’ noto che tale alimentazione comporta un eccesso di calorie, ed è negativo per la grande quantità di caffeina e, soprattutto, zuccheri e grassi contenuti nei cibi, ma è molto apprezzato dai ragazzi e dagli adolescenti e… non solo.
McDonald’s ha inaugurato il filone del cibo-spazzatura: il “fast food” va di pari passo con la cultura dell’usa e getta, non a caso McD produce montagne di rifiuti ogni giorno in tutto il mondo. A tale proposito è interessante la creazione in Italia nel 1986 dell’Associazione “Slow food”… il cui nome dice tutto. 
Il cibo biologico considera l’intero ecosistema agricolo, sfrutta la naturale fertilità del suolo e promuove la bio-diversità dell’ambiente in cui opera ed esclude l’utilizzo di prodotti di sintesi e OGM.
Per completezza va fatta menzione anche della pratica dell’happy hour, espressione inglese che significa letteralmente "ora felice", ed è la fascia oraria in cui alcuni bar e altri esercizi pubblici praticano sconti, tipicamente sulle bevande alcoliche e sui salatini.
È una pratica di promozione delle vendite nata nei paesi anglosassoni per attirare la clientela nei pub dopo l'uscita dal lavoro, velocemente importata in Italia. Di fatto per molti l’happy hour sostituisce la cena, poiché spesso l’alternativa sarebbe quella di mangiare da soli a casa, davanti al televisore.
Credo che ognuno di noi possa collocarsi all’interno di queste coordinate culturali, dove preferisce, senza che ciò possa considerarsi anormale o segnale di un distorto rapporto con il cibo.
Però qualche domanda possiamo porcela, dato che, con il tempo, il cibo che assumeremo ci porterà a fare i conti con il nostro peso e le modifiche al nostro corpo, in un rapporto quanto mai incatenato tra cibo – peso – corpo, che molti vivono in modo conflittuale.

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