Da qualche anno molti psicologi utilizzano strumenti di comunicazione a distanza come Skype per parlare con i propri pazienti.
All’inizio ero veramente perplesso, anche perché mi veniva in mente una scena di un film di Woody Allen che suona il campanello del citofono per andare dal suo analista in quel di New York. L’analista non c’è e risponde una signora (la moglie, la domestica…) e Woody inizia a conversare in piedi davanti al portone con la persona dall’altra parte. Scena che dura alcuni minuti e che sembra davvero assurda, in pratica una seduta terapeutica via citofono…!
Poi però, dato che spesso il destino ci fa scherzi curiosi, un mio paziente per lavoro ha dovuto trasferirsi negli USA a Boston, invitato in una prestigiosa Università.
Che fare? Il lavoro non era terminato, anche se la persona era certo più stabile e consapevole delle proprie capacità e, non a caso, aveva inoltrato una domanda di insegnamento in quel di Boston, e con sorpresa e piacere era stato accettato per due anni.
Le alternative erano: interrompere o cercare un terapeuta in quel di Boston… Oppure utilizzare Skype.
Ricordo di averlo proposto in una delle ultime sedute “italiane”, ed ero abbastanza perplesso.
La persona ha accettato con facilità dato che è certo più tecnologica di me, ed utilizzare Skype o altri strumenti per parlare a distanza è per lui d’uso comune.
Ricordo la prima seduta via Skype, giro di mail per concordare l’ora, dato che Nizza è 6 ore avanti rispetto all’orario di Boston.
Piccoli disguidi con i tasti di Skype, poi ci siamo visti e, ovviamente sentiti…
Non so chi dei due fosse più sorpreso e curioso dello strumento, di fatto dopo alcuni dettagli tecnici per mettere a punto la connessione, abbiamo ripreso la dove ci eravamo interrotti due settimane prima a Milano.
Direi che la “prima” seduta è andata bene, ne sono seguite altre con cadenza settimanale ed ancora adesso un paio di volte al mese ci accordiamo e parliamo via Skype.
Da allora mi sono trovato ad avere più confidenza con questo strumento, lo propongo con più facilità e, ad oggi, non ho avuto problemi con i pazienti che hanno condiviso questa esperienza.
Trovo giusto chiarire che parlo di persone che conosco e mi conoscono, cioè abbiamo lavorato vedendoci nel mio studio per tempi più o meno lunghi, sia in setting individuale che di gruppo.
Quindi le sedute Skype possono contare sul fatto che ci siamo visti di “persona”, Skype non si sostituisce al contatto ed alla relazione diretta, può essere un aiuto o un sostituto in un momento particolare: un viaggio di lavoro, una malattia, uno sciopero, un problema improvviso…
Spesso alterno sedute “di persona” con sedute via Skype, guidato solo dalla comodità del momento, in accordo con il paziente. Dopo Skype attendo solo che si possa utilizzare il "Teletrasporto", (chi vede Star Trek sa cosa intendo) per spostarsi a distanza in un battibaleno, magari da una città ad un'altra, o da un continente all'altro. Ma per ora è ancora fantascienza...
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