le relazioni "tossiche"

 
© Anastasia Skylar - Unsplash
 
Silvia è una ragazza bella e fine, sempre ben vestita (è un suo vezzo). Intelligente e brillante negli studi si è laureata in una prestigiosa università italiana poi ha conseguito un master in Inghilterra. Mi racconta che al liceo aveva molti ragazzi che "le facevano il filo" ma non era particolarmente interessata agli spasimanti. Aveva avuto delle storielle, ma niente di serio.
All'università aveva incontrato Giacomo, quattro anni di relazione con alti e bassi ma non si sentiva innamorata. Per perfezionare i suoi studi Silvia decide di frequentare un master biennale a Londra. Al momento di partire lei e Giacomo avevano deciso di chiudere la storia, senza particolare sofferenza.
Il master è impegnativo e col passare dei mesi Silvia si accorge che la simpatia per David, un assistente del suo professore di tesi, sta trasformandosi in qualcosa di più forte.
Per farla breve accetta di vederlo al di fuori dell'università ed iniziano una storia di grande passione, complicità e segretezza (parole sue) dato che sanno bene che sarebbe mal vista in ambito accademico.
Silvia trascorre sempre più tempo a casa di David, si sente innamorata e ricambiata.
Tutto procede bene, rendono pubblica la loro relazione agli altri e Silvia va a vivere a casa di David.
Il master si conclude e Silvia trova lavoro presso uno studio legale assai quotato, di fatto "sponsorizzata" da David.
Gli anni passano e, certi della loro relazione, decidono di provare ad avere un bambino.
Nel giro di pochi mesi Silvia è incinta, la gravidanza si svolge serenamente e, con gioia di entrambi, nasce Arianna. Decidono entrambi che Silvia resti a casa con la bimba per seguirla almeno qualche anno. Quando Arianna ha sei mesi David ha un'opportunità come visiting professor per un anno presso una università americana. Un anno lontani ma poi sarebbe rientrato a Londra.
Silvia, pur non felice acconsente, dal punto di vista accademico sa che è molto interessante per il suo compagno.
Scade  l'anno e nulla accade, anzi David nonostante sia sollecitato, resta sempre negli USA. A questo punto Silvia ha i primi attacchi di panico intervallati da grande rabbia verso David.
Addirittura il padre di Silvia vola negli States per capire cos'ha in testa David. Si incontrano ed arrivano alle mani! Il papà di Silvia è un uomo semplice ed assai robusto e quando perde la pazienza "stende" David in strada davanti a diversi testimoni. David chiama la Polizia ed il padre riesce in modo avventuroso a rientrare in Italia.
Tragedia! Silvia è distrutta, così pure la sua famiglia. Potete immaginare le difficoltà di Silvia con una bimba piccola, lontano dai familiari e senza un lavoro.
Per farla breve Silvia decide di rientrare in Italia nella casa familiare, con il pieno appoggio dei genitori, sempre nella totale assenza di notizie di David.
Dopo sei anni dalla nascita di Arianna, David di colpo ricompare. A Silvia sembra di essere in un film (parole sue), come niente fosse David torna, si scusa con il capo cosparso di cenere e chiede perdono...
Il padre di Silvia vorrebbe picchiarlo ancora ma, per il bene della figlia e della bimba soprassiede, soprattutto quando sa che David ha ritirato la denuncia contro di lui.
David "si giustifica" per il suo comportamento dato che proviene da una famiglia assai religiosa di fede ebraica che ha preso molto male la relazione del figlio con Silvia. Solo dopo tanti anni i genitori di David hanno accettato la relazione "mista" e la nascita di Arianna. Tant'è, si mettono assieme nuovamente e David sembra davvero pentito e meritevole di un perdono anche se molto sofferto da parte di tutti.
Decidono di tornare nuovamente a Londra ove David potrà proseguire la sua carriera universitaria. Non passa nemmeno un anno e David è sempre più insofferente, cerca di spostarsi in altre università importanti soprattutto oltreoceano. Silvia è sconcertata, è un incubo già visto!
Un giorno scopre una bustina nella macchina di David, la nasconde e porta da un amico che le conferma essere cocaina. Silvia non sa cosa le accade, è terrorizzata da questa scoperta ma teme di perdere di nuovo David e decide di fare finta di nulla nonostante la sua sofferenza.
L'amico di Silvia, che conosce tutta la storia ed ora sa anche dell'uso di cocaina da parte di David, interviene duramente, "la ricatta" e costringe a chiedere aiuto ad uno psicologo, dato che Silvia è ormai totalmente dipendente nella "relazione tossica" con David.
Così Silvia mi contatta tramite Skype ed iniziamo un percorso a distanza. Iniziare un percorso di psicoterapia dietro una costrizione è quanto di più assurdo si possa pensare. Per potere lavorare occorre essere "liberi" di scegliere, non basta essere sofferenti e bisognosi.
Con questo intendimento lavoro alcuni mesi perchè Silvia passi dalla posizione di "povera vittima bisognosa" a quella di soggetto che vuole affrontare e capire quanto le è accaduto e ciò che non le permette di essere donna e madre appieno.
Potremmo dire una fase preparatoria al lavoro vero e proprio di psicoterapia per affrontare la dipendenza affettiva, che non ha nulla a che fare con l'amore. Soprattutto è un percorso doloroso, senza rincorrere facili colpevoli (e David certo è un soggetto tossico) ma per affrontare l'attitudine di Silvia a porsi come vittima nei confronti di certi uomini.
Se si riesce a superare questa fase, e non è scontato, allora è possibile passare al "secondo tempo del film", comprendere appieno la trama, i personaggi e le responsabilità di ciascuno. 
E' davvero un viaggio di conoscenza, importante, necessario, catartico direi, perchè la persona possa non trovarsi più in relazioni che di amoroso non hanno nulla, dato che la "dipendenza" affettiva, anche se non tossica, è pur sempre distruttiva e la morte del vero amore.

 
  
P.S. Lo scritto è redatto nel rispetto del Codice della Privacy, GPDP -  Regolamento UE 2016/679.

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