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Il cibo, l'alimentazione ed il mangiare

© Le Alpi Apuane dal terrazzo, mia foto

Ho passato le vacanze in Toscana, a Marina di Massa, nella casa di famiglia che ha un grande terrazzo volto sulle Alpi Apuane. Il terrazzo è "il pezzo forte" della casa, lo abbiamo sfruttato per mangiare, rilassarci, giocare con la canna dell'acqua come i bambini, dormire (perchè no), e soprattutto... grigliare. Per chi ama l'inglese fare il BBQ.

Avevamo in programma, mio cognato ed io, di cambiare la vecchia griglia che ci aveva accompagnato per tanti anni (con soddisfazione) per un modello nuovo "più performante" sempre a carbonella.

© La nuova griglia con coperchio per potere affumicare, mia foto

Abbiamo scelto una griglia con coperchio per potere anche affumicare, esperienza del tutto nuova per noi. L'affumicatura ci ha aperto un mondo, a noi sconosciuto. Ci siamo lanciati su internet per visionare i tutorial su tale tipo di cottura, che conferisce alla carne (o al pesce) un sapore intenso e la rende tenera grazie al contatto prolungato con il calore moderato ed il fumo. In aggiunta alla carbonella si mettono pezzetti di legno di essenze che nel processo di affumicatura daranno l'aroma desiderato. Tale tipo di cottura prevede tempi lunghi, almeno due-tre ore per i vari tagli di carne.

Sarò sincero, il primo "tentativo" non è andato particolarmente bene a causa della nostra impazienza. Quando si accende la griglia occorre chiuderla con la carne dentro ed attendere almeno un paio di ore, senza mai aprire il coperchio, fiduciosi. Occorre solo tenere d'occhio il termometro che indica temperature di 80-90 gradi perchè il processo di affumicatura si realizzi.

Ebbene, noi abbiamo aperto spesso il coperchio preoccupati che qualcosa andasse storto, ingenuamente, ed allungando quindi i tempi di cottura. Nonostante ciò alla fine della cottura abbiamo potuto apprezzare ugualmente una carne buona e tenerissima.

Dopo il primo tentativo ci siamo lanciati nei giorni successivi: fiorentine, salsicce, pesce, gamberoni, verdure e patate davvero gustosi...

Queste note personali (mi scuserete) sono solo lo spunto per scrivere dell'argomento vero di questo post: Il cibo, l'alimentazione ed il mangiare. Metto assieme i tre termini che non sono propriamente sinonimi ma ci capiamo. Parto dal cibo, dagli ingredienti "base": vicino casa c'è una piccola macelleria con carne chianina, arista, salsicce, polli e conigli deliziosi. Colpiscono soprattutto il colore ed il sapore dei cibi: sapore intenso, deciso, netto ed appagante con colori che fanno venire l'acquolina in bocca !

Mi sono ritrovato un giorno a guardare la vetrina di questa macelleria, prima di entrare, ebbene sembravo uno dei cani di Pavlov che salivavano al solo sentire il rumore della ciotola con il cibo. Il profumo che usciva dalla macelleria era inebriante, attraente, quasi seduttivo! Il solo profumo, notate bene, quindi un'esperienza psicologica e sensoriale.

Andiamo avanti: un'altra bottega vicino casa è quella di Graziano, il nostro simpatico verduraio. La sua piccola bottega espone sulle mensole la verdura e la frutta con una cura particolare. Dei grandi cesti accolgono le varietà, con una festa di colori che attraggono lo sguardo ed anche li il profumo la fa da padrone. Per farmi assaggiare la frutta Graziano l'apriva e mi invitava a sentire il profumo, solo dopo a mangiarla. Ancora un'esperienza sensoriale e psicologica soprattutto.

Ultima tappa del nostro giro di spese la panetteria. Il profumo del pane è qualcosa di fantastico, quando lo si sente si ha la sensazione di casa, di piacere e di serenità. Le focacce unte di olio della nostra panettiera sono "pericolose", deliziose ed irresistibili. Mio cognato ed io le siamo certo simpatici dato che ci da solo le focacce uscite calde calde dal suo forno e, credetemi, il profumo è delizioso. Un'esperienza ancora sensoriale e psicologica.

Quindi il piacere, la sensorialità, i profumi ed i colori, come ho descritto, non sono esperienze della nostra pancia ma della nostra testa, una componente psicologica essenziale legata si al mangiare ma antecedente e preliminare al mettere qualcosa "sotto i denti".

Proprio l'aspetto sensoriale, cognitivo, psicologico del mangiare, non il riempire la pancia è l'oggetto di un lavoro di ricerca tramite un protocollo che stiamo mettendo a punto con la "complicità" di due preziosi amici.

Al momento non dirò altro, vi lascio a mezz'aria... A breve saprete meglio del progetto con tanto di sito, riferimenti, contatti e biografie dei partecipanti all'avventura. A presto.





 




 


 

 


 










 

 

 

17 agosto 2022 tromba d'aria

 


Il contributo dell'alimentazione e del gusto nella cura dell'Alzheimer

Di solito gli chef italiani hanno grande pratica, maestria ed inventiva, quale che sia la regione di provenienza e hanno cominciato a cucinare presso altri ristoranti per poi aprire il loro e continuare la tradizione "cuciniera" del nostro paese. Ben pochi però hanno una formazione scientifica di base che possono coniugare con l'arte dei fornelli, nel pieno della sintesi tra tradizione e innovazione della cucina. Ebbene Giovanni Sorrentino, biologo di formazione e chef per passione, dopo tanti anni di lavoro ai fornelli tra Italia e Francia, ha da poco intrapreso una ricerca in collaborazione con il Centre Mémoire de Ressource et de Recherche di Nizza, sull'evoluzione del gusto nei malati di Alzheimer.
Il tutto parte dal quinto gusto, l'UMAMI... Ma non voglio togliere il piacere di leggere la sua biografia e scorrere il sito Blutomate. Buona lettura!

Photo dal sito: maquerau marinée aux agrumes et mozzarella di bufala campana
Né à Naples, Giovanni Sorrentino, Chef italien basé à Nice a préféré cette expérience à celle de vie dans un laboratoire de recherche biologique. Après avoir obtenu son diplôme en Science Biologiques de l’ Université SUN de Naples, il a terminé sa formation scientifique dans un laboratoire américain avant d’être rattrapé par sa passion d’ enfance, la cuisine.  Ayant grandit dans une famille de la vieille ville napolitaine qui gérait son restaurant des années 40 aux années 60, il a pu apprendre les secret de la cuisine traditionnelle du Sud. Il sera éternellement marqué par le feu de la passion pour la cuisine. L’un des tournants de sa vie le ramène à son amour d’enfance: le métier de cuisinier. Les voyages à l’ étranger lui ont permis de rencontrer des professionnels, souvent des visionnaire, qui ont enrichi ses connaissances culinaire et aider à développer son talent. La dernière étape de ses voyages fut Nice où il commença à mettre ses capacités et sa passion au service des autres. Aujourd’hui, en continuant à s’ engager dans son travail, il a concentré son intérêt sur l’ étude et la découverte du goût et de ses effets sur le bien être mental et corporel. Giovanni, qui a gardé son amour pour la recherche, a lancé un étude en collaboration avec le Centre pour la Recherche sur la Mémoire de Nice pour évaluer la progression du gout dans le temps auprès des personnes atteintes de la maladie d’ Alzheimer. Il propose aussi des ateliers de cuisine pour le tout un chacun qui souhaite apprendre la cuisine véritable, simple et délicate.

Di seguito il link al sito di Giovanni Sorrentino: Blutomate 


Un filosofo in cucina: Keisuke Matsushima

Keisuke Matsushima (foto dal sito)
Sushi-K, un piccolo locale con solo sette coperti, arredo e sedie in legno, ambiente caldo ed accogliente con il bancone attorno allo spazio per preparare il sushi.
In questa "location" mi accoglie Keisuke Matsushima. Mentre parliamo Kobuchi Takao prepara il sushi con gesti misurati e delicati, le sue mani sembrano danzare mentre tagliano e compongono i piatti.
Keisuke inizia a parlare sottovoce e mi racconta del suo amore per Nizza, del mare e del clima gradevole della città. Gli piace fare sport ed in questa zona può godere sia del mare che delle belle montagne a pochi chilometri dalla città. Viaggia molto per piacere e per lavoro, tra Europa e Giappone, (ha due ristoranti a Tokio) ma si sente particolarmente attratto dalla cultura mediterranea ed in particolare modo dalla cucina dei paesi che si affacciano su questo mare.
A Nizza ha tre ristoranti ed il piccolo Sushi-K, aperto a fine ottobre nella centrale rue de France, ad un passo dalla zona Pietonne.
Di colpo si alza e mi invita a seguirlo nell'attiguo ristorante, passo così per la zona cucina, sembra una sala operatoria, ossequiosi giovani giapponesi si affaccendano per preparare le basi dei piatti.
Qui il tono della sua voce cambia e prende vita. Si siede su una sedia di Chiavari, da lui reinterpretata e resa leggerissima ed avvolgente e con il sorriso mi dice: ≪E' come essere nelle braccia di una madre, accolti e rassicurati, per potere gustare il cibo con calma...≫
≪Sempre più si parla di cibo "fusion" di contaminazioni tra le cucine ma io penso invece che occorre andare alle origini, conoscere e studiare i componenti, gli ingredienti, la sapienza antica che le cucine ci hanno tramandato nel tempo.
Proprio per questo amo la cucina regionale italiana, che riesce ancora ad esprimere una cultura del cibo con grande sapienza, più della cucina francese che troppo spesso è  "omologata" oppure soffre di una ricerca di novità a tutti i costi.
Keisuke va personalmente a comperare verdure, carne e pesce dai produttori locali, e soprattutto al mercato di Ventimiglia, dove lo conoscono tutti e con pazienza rispondono alle sue domande e gli passano preziose informazioni sui prodotti del territorio.

Al mercato del pesce di Ventimiglia (foto dal sito)
Continua : <<Considero la regione di Nizza, il Ponente ligure e parte del Piemonte un unico territorio dal punto di vista della cultura del cibo, non a caso sono appena tornato da Alba ove ho acquistato dei meravigliosi (e costosi) tartufi.
Mi affascina conoscere i prodotti del territorio per esaltarne le specificità, cercare piccole produzioni di eccellenza. Ad esempio a Sanremo ho trovato una signora che vende al mercato locale dei friarielli da lei coltivati...!
Friarielli che sono un concentrato di sali minerali, vitamine ed antiossidanti, aiutano il processo digestivo e sono privi di colesterolo e grassi>>.
Per Keisuke cucinare è conoscere profondamente gli ingredienti, conoscere la storia delle pietanze di una certa zona, capire gli abbinamenti e rispettare la stagionalità dei prodotti.
Questa porzione di territorio, affacciata sul Mediterraneo, ha rappresentato per lui una scoperta, ha trovato un'inaspettata ricchezza e sapienza nelle cucine locali.
Continua : <<Ciò mi permette di preparare piatti, siamo essi di carne, pesce o verdure con un preciso bilanciamento dei sapori, piatti gradevoli per le papille del nostro stomaco che inviano inoltre un messaggio (chimico) alla nostra mente di serenità ed appagamento. 
Il cibo è per riempire la pancia, la cucina è per dare piacere e serenità alla persona>>.
Chiedo a Keisuke cosa pensa del sale e dello zucchero.
Prima di rispondere fa una faccia che lascia presagire la risposta e aggiunge :
<<Non uso mai zucchero e sale, fanno male, per me sono veleni, ne vediamo gli effetti in troppi cibi calorici ed artefatti>>.
Mi dice che assapora con piacere i cibi preparati con i ricchi ingredienti del territorio e, da bravo giapponese, ama ovviamente il sushi, questo "aspro" cibo che sposa il riso con pesce, vegetali o uova, piacere per il ventre (come dice lui ridendo) e soprattutto piacere e serenità per la nostra mente.



Banco della verdura a Ventimiglia (foto dal sito)
foto dal sito
foto dal sito
foto dal sito
foto dal sito

Intervista ad André Giordan


André Giordan con Massimo Felici
DOMANDA : Prof Giordan, ci racconti la sua esperienza umana e di paziente, che l’ha portata ad ascoltare il suo corpo e, sulla base delle sue conoscenze, a definire una strategia di guarigione senza l'utilizzo di farmaci. 

RISPOSTA : agosto 1975, visito in bici la costa occidentale della Corsica, tra Calvi e Ajaccio con la mia nuova compagna. Di ritorno sulla terraferma, a Nizza, mi sveglio con enormi dolori, febbre alta: 40° e mezzo. Impossibilitato ad alzarmi, non riuscivo nemmeno a riflettere, un mal di testa sproporzionato; oltre a nausea e diarrea. Ho sempre i brividi, prendo delle aspirine e trascorro due giorni a letto. Non mi preoccupo, sarà solo un principio di influenza. Senza dubbio, gli sforzi in bicicletta, un sacco di stress e l'umidità delle notti trascorse in una tenda sotto la pioggia costante di quest’anno. Due giorni dopo sto un po' meglio e ricomincio a Parigi il mio lavoro di insegnante al Liceo Carnot.
Due mesi dopo, festa del Ringraziamento, senza preavviso, di nuovo temperatura alta, dolori, perdita di appetito, nausea, vomito, dolori addominali e soprattutto violenti mal di testa. Passano due mesi e stessa storia... Otto mesi dopo, quegli stessi episodi febbrili si ripetono con la stessa regolarità di due mesi. Sono giovane, mi riprendo in fretta... Ma cosa succede? Finisco per interrogarmi. Sarà la malaria? Questa malattia esisteva ancora a quell’epoca su quell’isola. 
Test, ospedale, altri test, si scopre che non lo era... Eppure questi episodi altamente febbrili si ripetevano di tanto in tanto, con la stessa intensità e la stessa regolarità. Comincia il valzer dei servizi ospedalieri. Dopo delle analisi all’ospedale di Nizza, il mio medico mi manda all'Hotel-Dieu di Parigi, poi al Pitié-Salpêtrière, dove venivano offerti dei servizi altamente specializzati. Prelievi di sangue, analisi delle urine, delle feci.. ripetutamente. Sono molto seguito dai medici, ogni volta mandato di servizio in servizio con una bella lettera di raccomandazione per un "caro illustre collega". Gli esami si mescolano, biochimici, batteriologici, radiologici, immunologici, ecc... Sono anche diventato un argomento di tesi su delle forme di malaria che non esistono! 
Niente da fare, i farmaci mi fanno solo più male: mal di stomaco, vomito, febbre, stanchezza... Mi porto dietro questi episodi di febbre alta e dolori cervicali per altri tre anni fino al 1978... Che io sia in vacanza o vincolato dal mio lavoro. I medici "classici", non possono fare niente per me, cerco una soluzione nella medicina alternativa: omeopatia, oligoelementi, oro, rame, argento, senza crederci troppo. Come molti, e come uno scienziato che pensa razionalmente, ero condizionato a trovare una soluzione unicamente nelle medicine. 
Curioso per natura, però, comincio a cercare io stesso per me. Ascolto mia nonna che mi dice di "mangiare le arance." La sua cura è stata miracolosa. Questo è quello che faccio... e finalmente con successo. Infatti, anticipo... Siccome le crisi sono regolari, ogni due mesi, mi riempio di arance nei giorni precedenti, e funziona! Ancora un po’ di febbre leggera le prime volte, poi più niente. Erano le arance il "di più" che permetteva al mio corpo di reagire...? 
Questo episodio cambia tutto nella mia testa! Invece di assumere farmaci continuamente, non avrei dovuto piuttosto cercare le risorse dentro di me? Da allora, mi appoggiai sulle potenzialità del corpo umano e per iniziare, sul mio proprio potenziale. Nulla di originale, assolutamente, e dire che sono enormi, spesso inutilizzati o paralizzati dai nostri stili di vita e dalle nostre medicine. Ho ricercato le migliori fonti scientifiche su come preservarli e persino migliorarli. Parallelamente, ho iniziato ad ascoltare il mio corpo e a cercare di decodificare i suoi messaggi... 
Sono passati trent'anni, non ho potuto evitare qualche influenza, mal di gola, mal di schiena, emicrania, ecc... Ogni volta pero’ ne sono uscito senza farmaci "lavorando" su di me. A poco a poco, questi episodi di malattie si sono anche distanziati... 

D : la combinazione di tre aree fondamentali della conoscenza umana è molto interessante: alimentazione, attività e piacere; Delle zone d’esperienza mettono in collegamento il corpo, il cervello e la psiche; lei scrive che non esiste una soluzione generale, ogni persona deve scoprire ciò che è bene per se stessa. 

R : al minimo malanno, piccolo raffreddore, occhio che piange, stanchezza, un po’ di "gastroenterite", "influenza" come si dice in Italia, un po’ di mal di testa, una minima depressione a causa del voto scarso del proprio figlio o di una lite con il coniuge o amante, un farmaco presto! Dobbiamo smettere di identificare il medico e i farmaci come la salvezza a tutti i nostri mali. Ogni francese consuma in media 48 scatole di medicinali; in Italia, un po' meno e sono riusciti a dimezzarne il consumo. Ma è ancora troppo. Sono davvero sempre utili? Non causano più problemi che benefici? Perché non cercare piuttosto l'enorme potenziale di auto-guarigione del nostro corpo, in noi stessi... Non è sempre noto e in gran parte non utilizzato. Da allora, faccio prevenzione ascoltando il mio corpo e individuando ciò che mi fa bene.. Non aspettiamo che la malattia si prenda cura del nostro corpo. Non fermiamoci all'idea che la medicina, o i farmaci stessi, saranno sempre lì a confortarci. L'uomo bionico, che potrà sostituire tutti i suoi organi non è ancora all'ordine del giorno. 
La cura di sé, la serenità, non sono semplicemente legati all'assenza di malattia. Tutto avviene a monte nella nostra persona, nelle nostre relazioni, nei valori che viviamo e che ci possono disturbare. Per mantenersi in salute, non esiste una soluzione, solo alcuni principi: un’alimentazione equilibrata, attività fisica e alcuni piaceri, compresi i piaceri sessuali! 
L'attività fisica è fondamentale. L’importante è di non rimanere fissi sul proprio computer, tablet o smartphone o iniziare una formazione per fare la maratona. Attiviamoci almeno per una mezz'oretta, se il nostro lavoro non è manuale. Perché non spostarsi in bici? Saliamo le scale, facciamo giardinaggio, nuotiamo, pratichiamo il “pilou”, lo sport di Nizza. Privilegiamo ciò che ci è possibile o che ci piace. 
Perché non provare a farsi del bene? E per iniziare prendere del tempo per se stessi. Mettiamo da parte le scuse che di solito ci impediscono di farlo. 
Non ditemi che non potete prendervi 5 minuti per pensare a voi stessi... mettiamo un po’ da parte gli Smartphone... Scegliamo poi chi siamo o cosa ci fa bene: il relax, i massaggi, la meditazione, le risate, una festa, un piccolo piacere quotidiano o qualunque cosa... anche la sessualità! Degustiamo un pezzo di cioccolato, un bicchiere di vino o una birra... Cominciamo ad imparare... 
La mia salute dipende, come per molti, della mia mente. Smettiamo di lamentarci, dicendo che siamo fregati... 'Lavorare' su se stessi, essere in sintonia con se stessi, rifiorire, sono dei passaggi obbligatori verso il benessere. (Ri)prendiamo fiducia in noi stessi. Il desiderio di conoscenza, soprattutto imparare a conoscere se stessi in relazione con gli altri, è un ottimo strumento. Donare il proprio tempo o donare se stessi è un altro modo per farsi del bene! 
Nessun fondamentalismo! Non cerchiamo coerenza a tutti i costi... La coerenza di una vita è diversa da quella della logica classica. Di tanto in tanto, una grande festa, un eccesso, una boccata d’aria fresca o una sbandata controllata a seguito dei nostri desideri fanno ugualmente parte della "cura di sé". 

D : il tema dell’alimentazione è sempre attuale; qual è il suo punto di vista riguardo l’alimentazione nella cultura occidentale? In particolare per quanto riguarda la tradizione italiana e francese? 

R : un’alimentazione equilibrata non significa necessariamente mettersi a dieta. Non si resiste tanto! I regimi vegetariani o vegani sono difficili da seguire tutti i giorni. Mangiamo ragionevolmente di tutto, limitiamo solo i piatti già pronti. Sono troppo ricchi di grassi, sale e zuccheri nascosti. Le diete di Nizza, liguri, fiorentine o sarde sono tutte buone come quelle Cretesi. Abbondano in frutta e verdura. Comprendono pesce preparato con aglio, cipolla, spezie ed erbe aromatiche. L'olio d'oliva è usato come corpo grasso a freddo. Si tratta di un consumo quotidiano di legumi, noci, fibre, yogurt e formaggi. 
Allo stesso tempo, è uno stile di vita sano, lo stress diminuisce con un solo bicchiere di vino rosso a pasto e una grande convivialità. 


D : “L’Italie à Table” è una grande fiera che la Camera di Commercio Italiana organizza ogni anno a Nizza, in cui il piacere legato alla gastronomia è il punto centrale. Cosa vorrebbe dire ai molti partecipanti della nostra manifestazione? 

R : approfittate di questa magnifica fiera! Non importa se per un giorno non rispettate le pratiche della buona salute. Godetevi la ricchezza dei prodotti e dei piatti proposti. Riprenderete le buone abitudini alimentari il giorno successivo. L'unità italiana è molto recente, un secolo e mezzo circa. Ogni regione ha mantenuto la sua vecchia tradizione. Ogni città, ogni paese ha conservato un ricco patrimonio gastronomico da scoprire. 
La cucina italiana non si limita alla pizza, alla pasta, alla mozzarella e al prosecco... Inoltre, la pasta non esiste in questo paese, si parla di Campanelle, Cencioni, Conchiglioni, Farfalle, Fusilli, Gramigna, Rotelle, Calamaretti, Cannelloni, Maccheroni, Penne, Ziti, Spaghetti, Vermicelli, Capelli D'Angelo, Lasagne, Tagliolini, Agnolotti, Panzerotti, Tortellini, Ravioli, ecc... accompagnati da un’infinità di sughi deliziosi. 
Bisogna approfittare di "L’Italie à Table" per scoprire anche una ricchissima gamma di vini dal gusto inimitabile, dallo spumante Asti ai vini delle cantine di Roma, passando per il Barbera, il Bombino nero, il Brachetto, il Caricagiola, la Corvina Veronese, la Croatina, il Dolcetto o il Montepulciano d'Abruzzo, ecc... 

D : biologia, fisiologia, psicologia, educazione... Chi è André Giordan? 

R : ho una carriera insolita, dalla professione di insegnante alla ricerca di base in fisiologia degli ormoni per poi ritornare all'insegnamento, e in seguito alla ricerca sull'apprendimento, da cui la mia formazione complementare in psicologia, antropologia ed epistemologia. 
Questo mi ha portato a essere nominato professore presso l'Università di Ginevra e a fondare il Laboratorio di Didattica e Epistemologia delle Scienze, ormai noto a livello internazionale. I nostri principali contributi riguardano la conoscenza dei modi di pensare della gente (a scuola, al museo, tramiti mezzi di comunicazione...) e sui processi dell’apprendimento. Cio’ che porta le scuole o i musei a trasformarsi. Siamo stati anche promotori dell’educazione ambientale per l'UNESCO e contribuiamo in modo significativo all’evoluzione dell’educazione terapeutica. 

Ma curioso di natura e attaccato a Nizza, cerco di contribuire a far conoscere meglio la cultura e il patrimonio di Nizza. Questo vuol dire che stabilisco dei legami permanenti con l'Italia. Non dimentichiamo che la Contea di Nizza si è estesa per un certo periodo sulla parte orientale della Liguria e dipendeva amministrativamente da un regno con capitale Torino. Aggiungiamo che dal periodo gallo-romano fino al Rinascimento, i vari ingredienti che sono il segno distintivo della cucina locale di Nizza sono passati dallo "stivale italiano", soprattutto olive, insalata e pomodoro.