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Veronica proviene da un paesino del sud Italia, luogo tranquillo in cui il tempo scorre lentamente.
La famiglia è semplice, il padre lavora in Comune e la mamma accudisce la casa e le tre figliole. Veronica è la più grande ed è la sola che manifesti il desiderio di studiare dopo le scuole superiori, che frequenta con ottimi risultati. Il papà spera che Veronica passi il concorso per entrare in Comune ma la ragazza è desiderosa di proseguire a studiare informatica.
Decide di iscriversi all’Università nella città capoluogo della sua Regione e va a convivere con due ragazze del suo stesso paesino, condivideranno le spese e quello che, per tutte e tre, rappresenta un grande passo rispetto alla tranquillità familiare.
All’Università ha i suoi primi flirt, piace molto ai ragazzi per la sua dolcezza ed innata simpatia ed è ben consapevole che troverà il “ragazzo giusto” solo più avanti quando si sarà stabilizzata per il lavoro, certa di dovere lasciare il suo paesino per una città del nord Italia.
Al termine dell’Università ha un’offerta di lavoro interessante a Milano.
Si trasferisce con una ragazza conosciuta all’Università, che lavorerà anche lei a Milano, ed assieme iniziano a conoscere la grande città nel bene e nel male.
L’impatto con il lavoro presso una grande società informatica multinazionale è duro per Veronica: l’ambiente è asettico, i colleghi freddi e scostanti, sente anche un filo di razzismo per lei che viene dal sud. Cerca di non farsi contagiare da questa brutta impressione, si butta nel lavoro (che le piace) ed evita di andare in mensa con i colleghi per evitare battutine e stupida ironia su di lei.
Nel bar dove mangia spesso conosce Pino, un ragazzo “terrone” come lei. Hanno reciproca simpatia ed iniziano a frequentarsi anche fuori dell’orario di lavoro.
Sono consapevoli che hanno bisogno l’uno dell’altra, sono complici nell’affrontare la complessità di una città come Milano, votata al lavoro e con ritmi forsennati. In modo del tutto naturale iniziano una storia.
Dopo un anno hanno la possibilità di andare a convivere, un passo importante e positivo che rafforza il loro legame.
Veronica è sempre sotto pressione per il lavoro, non solo, le hanno dato da coordinare alcuni suoi colleghi più giovani con la promessa di una promozione.
Veronica si butta a capofitto nella nuova sfida, fa spesso tardi al lavoro per raggiungere gli obiettivi lavorativi suoi e del suo piccolo gruppo.
I risultati sono buoni, meglio di quanto previsto e quando Veronica ha il colloquio con il suo capo per definire il salto di carriera rimane molto delusa: dovrà aspettare almeno un anno perché il budget non consente la promozione sperata. Potete immaginare lo sconcerto di Veronica, non reagisce e torna a casa per chiudersi in un assoluto mutismo.
Dopo poche settimane, un sabato, Veronica è costretta ad andare in ufficio per un serio problema che mette in allarme il gruppo di informatici dell’azienda: pensavano tutti di cavarsela in poche ore ma alla sera di sabato sono ancora in ufficio ed “in alto mare”. Senza quasi accorgersene Veronica comincia ad avere difficoltà a stare in piedi, barcolla, vede male e sente un pugno allo stomaco. I colleghi la vedono bianchissima in viso e si preoccupano per lei. Un ragazzo che è anche volontario in una ambulanza di Milano la aiuta, la mette in posizione di sicurezza ed assiste.
Veronica stenta a riprendersi, é senza forze, le tremano le gambe e Pino viene a prenderla al lavoro. Le consigliano di andare al Pronto Soccorso ma Veronica si rifiuta, vuole solo tornare a casa con il suo ragazzo.
La notte é molto tormentata per Veronica, è agitatissima, in ansia, vomita, piange ed il “povero” Pino non sa che fare…
Consultano il loro medico di base che sentenzia senza esitazione: Veronica è in pieno burn-out !
La ragazza è incredula, ha sentito parlare di burn-out ma le sembra solo una scusa per lavorare di meno.
Invece il burn-out è la reazione “normale” che una persona vive nel momento in cui si è gettata a capofitto nel lavoro, si è disillusa per il mancato riconoscimento di quanto svolto, poi si sente frustrata e distaccata e lavora in modo “automatico” e per finire giunge all’esaurimento delle forze mentali che, ovviamente, impattano sul corpo con i sintomi prima descritti.
Possiamo definire il burn-out uno stress lavoro correlato, che si evidenzia con sintomi fisici che sottendono un’impasse psicologica importante della persona.
Il burn-out era stato studiato sin dagli anni settanta, inizialmente si pensava colpisse solo le persone che facevano mestieri “di aiuto agli altri”, medici, infermieri, vigili del fuoco, polizia ecc. con l’espressione: “… Chi mette troppa passione nel lavoro prima o poi “si brucia”.
Poi però ci si era resi conto che tale “reazione” valeva per ogni attività, nel momento in cui al carico di lavoro faceva seguito una disillusione, una delusione, un mancato riconoscimento del lavoro svolto o cattive relazioni tra i colleghi o addirittura un “clima” aziendale malsano.
Per Veronica non è facile accettare che si è “bruciata”, ha dato molto (troppo) in azienda ed ora è senza energie psichiche per continuare.
Il medico le scrive un mese di malattia, tanto per cominciare e, soprattutto, la convince a rivolgersi ad uno psicoterapeuta per una consultazione.
Veronica giunge al colloquio molto triste e demotivata, non si capacita che tutto il suo impegno, la serietà e la dedizione nel suo lavoro non sia stata compresa, anzi le hanno fatto delle promesse non mantenute.
Mai si sarebbe aspettata una delusione così cocente, si sente presa in giro e senza energie per continuare il lavoro. Veronica è costretta a “resettare” ciò che pensa del lavoro, un’aspetto idealizzato che mal si concilia con la realtà in cui si è trovata ad agire. Non è facile ri-posizionarsi rispetto al lavoro, ovvero togliere illusione ed idealizzazione per tornare con i piedi per terra: il lavoro è parte della vita ma non la vita stessa, chi è bravo all’Università spesso non è pronto per affrontare il mondo del lavoro che ha coordinate, valori e dinamiche molto complesse.
Veronica si prende un paio di mesi di malattia per “curare” il fisico e recuperare il sonno che aveva perduto nei momenti peggiori poi, dopo averne parlato in seduta, decide di andare dal suo capo per chiedere l’aumento di stipendio e quella promozione attesa. Al colloquio è tranquilla, non ha nulla da perdere, argomenta serenamente il tutto ed aspetta la reazione del suo capo.
Riceve le solite risposte evasive e fumose e Veronica lascia il colloquio “leggera” e decisa a lasciare l’azienda, per un’informatica è facile trovare altro e di meglio…
Veronica al termine della malattia si dimette, lascia anche Milano che le ha dato molto ma portato via forse troppo e, d’accordo con Pino, tornano nel "loro sud".
Ora i due ragazzi sono a Catania, lei lavora in un istituto di ricerca e Pino, che è ragioniere, da un commercialista. Convivono ed hanno il serio proponimento di avere un figlio…
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