Social living today: essere oggi figli dell’Occidente

di Francesco Comelli 

Desidero riportare questo scritto dell'amico Francesco Comelli, che interroga l'essere oggi figli dell'occidente.

A tutti noi è chiaro dove viviamo: in Occidente l’illusione tecnologica e del benessere illimitato vengono pensate come rimedio alle parti crudeli e al volto cattivo dell’uomo ha dato luogo a guerre, deportazioni, separazioni forzate fra madri e figli o altri familiari, stupri all’amore o altri progetti di distruttività di massa. In pratica come giustificare questa parte dell’uomo.
Le separazioni affettive traumatiche hanno fatto da contesto sociale in cui veniva riservata ai nemici la pena affettiva più dura, ossia il trauma psichico. Nel nazismo veniva indirizzato ad altri gruppi esterni adesso – diventati nemici dell’ideale della Germania – ciò che a essi era invece risparmiato, separando ad esempio le madri dai figli nei campi di sterminio, esportando verso altri il trauma dell’abbandono e della morte, proteggendo i propri membri, in una paranoia del trauma affettivo. Una guerra mentale, dove lutto e separazione sono state l’arma psichica più pericolosa del secolo scorso, in Occidente.

Esportazione della distruttività
Dopo le molte brutture del secolo scorso l’Occidente si è rifatto una buona immagine, con un’idea di ricchezza, di consumo e di rimozione del “negativo”.
Peccato che questo negativo abbia lasciato un’eredità difficile, ossia una sfiducia negli strumenti umani e umanisti dell’uomo (Benasayag 2009), non più efficaci per evitare i disastri della distruttività. Il consumo di cose ha sostituito molte forme culturali umane generando una vera e propria dipendenza di massa, in sostanza una mancata elaborazione della nostra distruttività e della nostra parte violenta.

Legami fra società e modi di ammalare
L’incapacità di sistemare, elaborare o trasformare la cattiveria, o i problemi a monte di essa, nasce anche dal non aver più grandi garanzie ideologiche, filosofiche o religiose.
Tutta l’area di queste emozioni difficili legate alla distruttività è stata quindi rimossa ma torna nelle sofferenze, nel nostro modo di ammalare e di segnalare che le cose non vanno comunque bene e quindi si esprimono nella psicopatologia: la confidenza degli adolescenti con la morte è perché questa non è trattata e non vengono dati strumenti per affrontarla, così come non viene affrontato il trauma.

Si è quindi scoperti da difese sociali, senza più riti, tradizioni o contenitori, sostituiti da una mentalità dell’abbondanza, del consumo, del mercato multinazionale, peraltro con una forte ricaduta anche sull’ambiente. Il possesso, i beni e il benessere sono diventi una difesa sociale tossicomanica di massa per anestetizzare emozioni più difficili da elaborare e gestire.

© Francesco Comelli, Milano

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